Racconto di Grazia Fassio Surace

LA FUGA
di Grazia Fassio Surace
Mare calmo. Immobile. Un lago.
Gabbiani vi dondolano, lo accarezzano, poi cercano il cielo. Un cane tenta di seguirli ed abbaia nell'aria.
Due innamorati si guardano. I loro occhi hanno il colore del mare. Cilestrino. Blandito a tratti da brume d'afa argentee e leggere come un velo da sposa.
Il molo sembra un ponte sull'infinito. Luisella, alla punta estrema, pare protendersi per afferrarlo (l'infinito).
è appena fuggita dalla città, e respira il silenzio. Immobile.
Anche il pescatore è immobile. La lenza immobile. Un cesto vuoto ai piedi. Immobile.
Ogni tanto si concede un movimento per ributtare l'amo. Tutto qui.
Compie cinquant'anni, oggi, Luisella.
Ha un marito da trent'anni, tre figli, una vita tranquilla alle spalle.
Ed è fuggita da tutto ciò.

Vi pensava, alla fuga, ogni tanto, di sfuggita, quando le pareva di vivere una vita non sua, ma prima i figli erano piccoli poi, con Giorgio, c'erano ancora briciole d'amore... Ora i figli sono grandi, le briciole sono state spazzate da parole fatti pensieri anni...
Cinquanta! L'avevano costretta ad interrogarsi. Voleva finire così i suoi giorni? Nell'appiattimento della consuetudine? Continuare nell'ipocrisia di un'esistenza che Giorgio aveva ritagliato per ambedue, ma su misura per sé?
Ma lei non è come Giorgio. è diversa. Trenta, quarant'anni fa, era una pazza felice. Ora è perfetta. Come lui. Due mostri. Non concedere spazio agli errori. Pianificare tutto. E diventi un mostro.
Non parlavano più. Ma quando avevano parlato? Se guardava indietro, una vera intesa c'era mai stata. Dialogavano spesso con il corpo. Ma ora che anche il corpo era diventato muto?
«Non voglio passare il resto della vita a dirci niente» aveva pensato Luisella.
Ed era fuggita. Questa volta senza riflettere. Poche cose in una sacca, due soldi. Un salto sull'utilitaria. Ed era al mare.

Ora è lì che dondola un piede sull'acqua, e forse già la stanno cercando. è l'una, sono rincasati, ed ognuno ha percepito il senso di vuoto non appena ha aperto l'uscio e non è stato accolto dal profumo della cucina. Li vede: vagano frastornati per la casa che sa ancora di sonno, nulla sul fuoco, sulla tavola gli avanzi della colazione. Tentano di prepararsi il pranzo, ma non sanno dove mettere le mani, li ha serviti sempre lei, per trent'anni. Giorgio sibila ma dov'è andata quella cretina, ma inizia anche a preoccuparsi, è mai successo.
Stasera avranno organizzato la festa di compleanno, pensa. Tranquillamente. E guarda l'infinito, la valigia accanto, più in là il pescatore, il cane, i gabbiani, gli innamorati...
Ad un tratto il pescatore si volta e le sorride.
Luisella lo vede soltanto allora, prima era un'immagine indistinta, parte del paesaggio.
Ha occhi e capelli d'ebano, abbronzato, un bianco solare sorriso. è bello. è giovane. Non più di quarant'anni.
«Buongiorno».
«Buongiorno».
Si rende conto che è parecchio che è accanto al pescatore. Ed è un po' imbarazzata.
Nonostante i cinquanta è ancora bella, i lunghi capelli arruffati, le lunghe gambe, e gli abiti da ragazzina. Gli uomini la guardano, un automobilista le ha fischiato, quella mattina. Non è poco alla sua età.
«Ha pescato?» domanda, per nascondere l'imbarazzo.

Così è iniziata l'avventura di Luisella.
Il giorno dei suoi cinquant'anni.
Hanno parlato molto sul molo quasi deserto (è ottobre) senza accorgersi che il mare stava diventando viola e le case sospese sull'acqua si spolverizzavano di cinerino.
Il pescatore è un giornalista che ha lasciato la città ed un lavoro importante perché non era la vita che desiderava. Ora sta scrivendo un libro e, per mantenersi, collabora ad un giornale locale.
Luisella gli racconta che ama leggere romanzi ma che lo fa quasi di nascosto perché al marito dà fastidio (è una cosa inutile, anzi dannosa!).
Poi, mentre cala la sera, lui raccoglie gli attrezzi, lei la sacca, e si avviano insieme, senza parlare, verso il paese. Non sa come sia potuto accadere, in cinquant'anni mai un colpo di testa, eppure stasera Luisella è a casa di un uomo appena conosciuto.
Bello, giovane, e con un sorriso di sole.
L'alloggio piccolo affacciato sull'acqua trabocca odora di libri giornali riviste carte quaderni parole pensieri...
Quando lui la volta e la bacia, è accanto alla finestra che guarda un mare nero e giallo di luna e di luci. Poi la maglia sbottonata scende sulle spalle, scopre l'esuberanza del seno.
Lei si lascia accarezzare e pensa: è il mio regalo di compleanno.

Forse sarebbe accaduto se lui avesse continuato lì, vicino al mare denso di stelle.
Invece la prende per mano e sussurra: «Vieni».
Lei lo segue ardente discinta ma quando scorge il letto (l'attimo magico è passato) dice: «Non posso».
Proprio così. «Non posso».

Ritorna, Luisella, alla sua città. Alla vita di sempre. Corre sull'asfalto lavato da un estemporaneo acquazzone, tra lampi lividi.
è triste. Non per la mancata avventura (o poteva essere qualcosa di più?).
è triste perché sa che, nell'istante che ha rinunciato al pescatore, ha rinunciato a se stessa.
Il coraggio che l'aveva fatta fuggire quella mattina senza lasciare due righe, si era improvvisamente sgonfiato. La visione del letto, che aveva scatenato il suo rifiuto, era la realtà contrapposta al sogno di un giorno.
E lei non ha il coraggio della realtà.
E quando aveva detto «non posso» rispondeva anche all'idea di finire la vita sola, che aveva alimentato la sua fuga, ed ora pareva una pazzia.
A cinquant'anni! Quando non ne era stata capace da giovane.
Già ha dimenticato ch'era fuggita proprio perché aveva compiuto (e rinnegato) cinquant'anni.

Copyright © 1998

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