Luigi De Rosa

PRIMO CONCORSO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in Beneficenza
 

3° PREMIO
Luigi De Rosa di Piano di Sorrento (NA)
 
per il racconto
SONO AZAD

Un colpo di vento scuote le foglie degli alberi, sembra che sfrigolino. Ecco! Finalmente sta guadagnando il cielo, mentre il filo scorre rapido fra le mani e riesco a malapena a trattenerlo. È bianco il mio aquilone, fatto con le pagine del Vangelo che ho strappato e poi, pentito, incollato alla sua coda. Gli abitanti di Chak dormono appagati. Nessuno di loro racconterà all’Imam che il figlio di Shahzad il blasfemo ha commesso un crimine: ha costruito un aquilone! Ma io, Azad, non li temo più, non è forse scritto non abbiate paura degli uomini? Era notte fonda quando ti ho cercato Gesù. Ho bussato alle porte del Vangelo di Matteo che mi leggeva sempre papà, ma dall’interno hanno risposto: E li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. È stato proprio così. L’ira mi ha macellato l’anima. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ho calpestate le tue parole mio Signore! Perdonami. Ho rivisto la mano di mamma nell’argilla fusa, si contorceva, come il cuore dell’agnello sacrificale. Ma che male ha fatto? L’ho gridato, mentre la trascinavano via. L’ho mugolato, mentre zia Haya, mi cuciva la bocca con le mani. «Sta zitto o uccideranno anche noi!». Il Sole si oscurerà: è stato proprio così, quando ho visto papà nel fuoco. La luna non darà più la sua luce: è stato proprio così quando ho visto mamma diventare cenere. Le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte; è stato proprio così, quando ho udito i loro lamenti nel forno, mentre gli invasati lodavano il Misericordioso. Guardo ancora l’aquilone, vorrei abbandonare tutto questo dolore che mi accompagnerà per sempre. Pregando, non sprecate parole come i pagani... il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Sarà proprio così.

Sinossi - Il Racconto "Sono Azad" è liberamente ispirato alla storia dei coniugi cristiani pachistani Shahzad Masih e sua moglie Shama, rispettivamente di 26 e 24 anni, che accusati di aver bruciato alcune pagine del Corano dagli abitanti del villaggio di Chak vicino Lahore, gli stessi che successivamente li linciarono per poi bruciarli vivi nella fornace della fabbrica di mattoni dove lavoravano. I due coniugi avevano cinque figli e la signora Shama era incinta al momento del suo assassinio.

Fonte «Avvenire» 4 novembre 2014.

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