Giovanni Dominici

 

SECONDO CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in Beneficenza
 

2° PREMIO
Giovanni Dominici di Torino
 
per il racconto
IL GRIGIO

Adesso basta: quel rompiscatole d’un prete la deve finire di portarmi via i ragazzi; su di loro ho costruito il mio impero, non posso perderli così. Sì, lo so, la gente lo ama, lo dipinge come un santo, il protettore dei giovani, dei più disperati, ma se va avanti di questo passo mi porterà alla rovina.
Ho parlato con quel gaglioffo del Giacu e anche lui è d’accordo: bisogna dargli una lezione. Lo aspetteremo lungo la vecchia strada che conduce dalla basilica della Consolata all’ospedale del suo amico Cottolengo; gli salteremo addosso e lo faremo nero, più nero di quella veste che indossa.
Eccolo che arriva, sento un formicolio alle mani, non vedo l’ora di togliermi questa soddisfazione. Appena attraverserà la striscia di terreno invaso da rovi e cespugli, imboccherà la via che lo porta all’oratorio. A quel punto agiremo: Giacu lo avvolgerà con il suo mantello e prima che possa emettere un suono lo riempirò di bastonate.
Bene, ci siamo. La strada è deserta, nessuno verrà in suo soccorso. Con voce tuonante gli ordino di fermarsi.
«Don Bosco, dove vai così di fretta?».
Lui sobbalza, avverto un tremolio nella voce. «Chi siete?».
Per tutta risposta Giacu passa all’attacco e come da accordi gli butta il mantello addosso. Ecco, ora tocca a me.
E vai! dagliele! dagliele! picchia forte... forteee... Ma... Per tutti i diavoli! Che succede? Nel momento in cui alzo il bastone per sferrare il primo colpo, mi ritrovo catapultato a terra con il fiato sul collo di un terribile cagnaccio. È una furia! Si dimena, abbaia, ringhia... Ora è su Giacu e lo azzanna con ferocia. Siamo terrorizzati, senza difese, tentiamo una via di fuga, ma la bestia ce lo impedisce, ci riagguanta, ci morde le calcagna, ruggisce come un leone. Urliamo dal dolore, non sappiamo che fare, preghiamo don Bosco di fermarlo: LUI può farlo!
«Buono, Grigio, sta buono: lasciali andare».
A quelle parole la belva si calma, diventa un agnellino; gli si mette al fianco e lo accompagna lungo il tragitto verso casa voltandosi, di tanto in tanto, a guardarci con aria di sfida come a voler dire: «Non provateci mai più!».

Nella vita di don Bosco il cane grigio, èl Gris’, in piemontese, è stato il protagonista misterioso che in più occasioni ha salvato la vita del santo. Egli stesso ne parla nelle sue «Memorie dell’Oratorio» che scrisse negli anni 1873-1875.

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