Collana di Penna d'Autore

 

Gran Premio Letterario Europeo Penna d'Autore - PRIMO PREMIO ASSOLUTO

IL RITO

All’onda amica s’accostava mio padre,
le mani a conchiglia portavano l’acqua alle labbra,
guardava verso Scilla, là dove respira l’alba.

		Era il tempo dei perché.

Nella schiumosa onda entrava l’uomo,
col cavo delle mani portava l’acqua alla bocca,
guardava verso Scilla, là dove il faro ammicca.

		Era il tempo dei ma e dei se.

Fendeva spavaldo l’onda il ragazzo,
la penetrava con irruento ardore,
guardava verso Scilla, là dove giocano i delfini.

		Era il tempo dei sensi di colpa.

Gocce di mare raccoglieva la bimba,
sorpresa dal gusto salato dell’acqua,
guardava verso Scilla, là dove nasce la luna.

		È il tempo dei ricordi.






VOGLIO CANTARE

Voglio cantare come i viandanti
sullo sterrato che confina col grano;
voglio cantare come alla vendemmia
quando il grappolo riempie la cesta;
voglio cantare come i mastri
sull’impalcato a cento metri da terra;
voglio cantare come gli uomini
che affidano al vento la vela
con la voglia di andare, solo di andare...

Canto invece come i poeti,
m’arrotolo nel verbo, scavo la parola,
ricerco metafore, m’arrampico sull’iperbole,
riempio solo così il vuoto del tempo.
Pericolosi i poeti nel loro dolore,
si piangono addosso trovando l’orgasmo,
amici della solitudine e degli abbandoni,
unici depositari di patetici amori.

Imparerò un giorno a cantare come i viandanti,
come i vendemmiatori tra i tralci,
come l’uomo della strada
che spinge la sua anima incontro al giorno.







IMMORTALITÀ

L’amore mi colse col volto alla luna,
piantato su gambe possenti:
abbracciato ad anima pura gridai...
		Dio fammi morire adesso o mai più!

Vidi il dolore più aspro e ne piansi
col capo chinato sui molti dirupi;
levato il pugno nell’aria implorai...
		Dio fammi morire adesso o mai più!

In acque amare nuotai
guidato da astri e speranze;
sazio di infinito urlai...
		Dio fammi morire adesso o mai più!

Non son morto cogliendo l’amore,
né sconfitto da graffiante dolore,
nemmeno smarrito nello spazio infinito:
		«Sono immortale» dissi a me stesso.

In ginocchio sull’ampio arenile
compresi d’esser come altri mille,
solo baciato da attimi immortali,
fortunato d’avere sfiorato
		... l’amore, il dolore, l’infinito.

Copyright © 2004
 

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