Tiziana Pretti

Racconti
di Tiziana Pretti
Pagine: 69
Prezzo: 10,00 euro
 


 

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DELLA STESSA AUTRICE

«Cirillo e la collina del sorriso»              (2002)
«Il ragazzo delle stelle»                         (2005)
«C’era una volta un bosco»                  (2006)
«La rivincita del popolo dei cacciati»    (2007)
«I profumi della memoria»                    (2008)
«Il lino delle fate»                                 (2009)

 

SIAMO TUTTI RODITORI

Vi è mai capitato di passeggiare in un bosco e, alzando gli occhi, vedere uno scoiattolo saltellare sui rami degli alberi? O un ghiro, piccolo e simpatico, mentre fugge via spaventato dalla vostra presenza? Certo, è difficile, perché tutti gli animali che vivono nei nostri boschi ci temono e fuggono al nostro passaggio, ma non è impossibile.
C’è un luogo in Piemonte, molto conosciuto per la produzione di nocciole, dove la comunità dei ghiri è talmente numerosa da preoccupare seriamente la comunità degli uomini. Il perché è facilmente intuibile: tra quei noccioleti, nelle notti d’agosto, si consumano dei pasti molto abbondanti, delle vere e proprie scorpacciate, a base di quei frutti. Calmati i morsi della fame ghiri e scoiattoli, anche loro partecipano ai banchetti, si dedicano a fare provviste per l’inverno che da queste parti è lungo e freddo. Gli uomini, come è noto, sono animali molto egoisti, e non vogliono dividere il loro cibo con nessuno: ecco perché quegli innocui animaletti devono stare molto attenti a non farsi scoprire.
Più o meno nello stesso periodo in California si raccolgono le noci e poiché “tutto il mondo è paese” anche da quelle parti, per qualcuno, è il momento di fare scorte.
Ben lo sanno gli scoiattoli grigi americani che in questo periodo hanno un gran da fare e che, non potendosi permettere di perdere tempo, si muovono nervosamente sui rami dei grandi noci e a terra, tra le foglie appena cadute, alla ricerca del loro bottino.
Pur essendo animali prudenti, schivi e solitari, in questa occasione mettono in campo un’intraprendenza impensabile per degli esserini così inermi e non è infrequente assistere a numerose baruffe tra vicini di casa o tra chi incautamente invade il territorio altrui. Non sono litigi violenti e solo raramente qualche morso può causare all’avversario la perdita di un ciuffo di peli; hanno però lo scopo di riaffermare il predominio su un territorio, con relativi alberi e raccolto, naturalmente.
Dentro il tronco di un noce secolare abitava Gionni che aveva lasciato la tana natale per fondare la sua nuova famiglia. La sua compagna, Terri, lo aveva scelto tra i vari pretendenti che la corteggiavano perché lui le aveva dato prova di un grande coraggio: un mattino infatti aveva attraversato una grande radura in mezzo al bosco, completamente allo scoperto, nonostante la presenza di un rapace in volo proprio sopra la sua testa, per incontrarla ed invitarla ad un pranzo a base di piccoli frutti che lui stesso aveva raccolto. Terri aveva accettato l’invito e da quel giorno non si erano più lasciati. Quello scoiattolo coraggioso si era dimostrato un padre tenero e protettivo alla nascita dei loro primi due piccoli e anche durante il periodo del grande freddo, appena un raggio di sole riusciva a strappare la spessa coltre di nuvole grigie, Gionni usciva alla ricerca di cibo per sé, ma soprattutto per la sua famiglia.
A poca distanza, dentro un vecchio nido fatto di rametti e steli intrecciati che in primavera aveva ospitato una nidiata di gazze, abitava tutto solo Giorg: non più molto giovane, misantropo pensatore, diceva di amare e di desiderare la solitudine più di ogni altra cosa; ma tutti sapevano che viveva da sempre come un eremita perché il suo bruttissimo carattere gli aveva impedito di stringere un legame di amicizia o di affetto con chiunque.
Solo Bob e Genni, i due cuccioli di Gionni e Terri, erano riusciti a strappargli un sorriso quando, ancora inesperti arrampicatori, un pomeriggio erano capitombolati sul prato dal ramo più basso del noce secolare. Era quella la prima volta che qualcuno aveva visto sorridere Giorg e la cosa non si sarebbe mai più ripetuta.
Dai primi tepori primaverili fino all’inizio dell’autunno la vita scorreva tranquilla per i nostri amici scoiattoli. Il cibo non mancava e le grandi chiome degli alberi garantivano frescura e protezione dagli sguardi, o forse è meglio dire dagli artigli, dei predatori volanti. Sicché, tra i rami i cuccioli imparavano ad arrampicare, a spostarsi velocemente e a saltare da un ramo all’altro, mentre gli adulti coltivavano nuove amicizie, si tenevano in allenamento perfezionando le abilità acquisite, intrecciavano nuovi amori.
Con l’arrivo della stagione dell’abbondanza però, le cose cambiavano.
Gli uomini preparavano il terreno per la raccolta delle noci e macchine infernali e molto rumorose prendevano possesso di quel bosco incantato, creando non poco scompiglio tra i suoi abitanti. L’erba veniva falciata, i rami spezzati dal vento ammucchiati e bruciati, le pietre rotolate fino al piano e provenienti dalle alture circostanti accatastate in grandi mucchi. I trattori sbuffavano, le motoseghe stridevano, le trince mordevano, per giorni e giorni.
Gli scoiattoli più vecchi già sapevano che tutto quel trambusto sarebbe prima o poi finito e che bastava avere un po’ di pazienza e rimanere nascosti sulle cime degli alberi fino a quando gli uomini non se ne fossero andati. I più giovani invece erano spaventati: tutto quello sferragliare unito alla presenza degli uomini li terrorizzava e correvano a cercare riparo dentro i loro nidi e protezione accanto ai genitori.
Contemporaneamente però erano curiosi, come sono tutti i cuccioli, e seguivano le varie attività umane con attenzione e interesse. Ogni tanto, nonostante il rumore, si addormentavano e ad ogni risveglio avrebbero mangiucchiato volentieri qualche buon bocconcino, ma sapevano che per tacitare i lamenti provenienti dallo stomaco avrebbero dovuto aspettare la sera.
Come abbiamo detto, dopo alcuni giorni di intensa attività gli uomini terminavano il lavoro e non sarebbero più tornati in quei luoghi fino al momento della raccolta.

Era quello il momento di impartire ai cuccioli della grande comunità degli scoiattoli la seconda, grande lezione di comportamento che aveva lo scopo preciso di salvare loro la vita. La prima aveva insegnato ai piccoli a diffidare dell’uomo, a non avvicinarlo, anzi a stare ben nascosti quando lo si vedeva gironzolare nel bosco; se poi, accanto a lui, zampettava un animale peloso e goffo, occorreva nascondersi sui rami più alti e possibilmente contro vento.
La seconda gli avrebbe insegnato come sfuggire ai mostri sferraglianti che di lì a qualche giorno l’uomo avrebbe portato in quel bosco.
Erano gli scoiattoli più anziani che avevano il compito di tenere quelle lezioni e tra questi c’erano anche i genitori di Bob e Genni.
In una bella mattina di settembre dunque, mentre dal tappeto di foglie dorate che ricopriva l’erba si alzava un velo leggero di nebbia che il vento subito portava lontano, tutti gli scoiattoli del bosco si radunarono sui rami dell’albero più vecchio, l’unico talmente grande da poterli ospitare tutti: sui rami più alti gli anziani, i maestri; su quelli intermedi i più giovani, gli scolari, e su quelli più bassi tutti coloro che scolari non erano più , ma ancora non avevano raggiunto un’età tale e una sufficiente esperienza da poter essere considerati maestri.
Giorg possedeva entrambe le cose, ma riteneva abbastanza inutili tutte le parole che si sarebbero spese in quella mezz’ora per spiegare ciò che la paura, la miglior maestra, avrebbe presto fatto capire ai piccoli e inesperti scoiattoli. Per questo non era mai salito sui rami più alti con gli altri anziani, rimanendo in disparte, come sempre; mai nel gruppo, mai fuori: ai margini. Presente, mai però coinvolto.
– Questa è la seconda volta che ci ritroviamo tutti insieme. Molti giorni sono passati da quella mattina di primavera in cui per la prima volta ci riunimmo; in questo tempo siete cresciuti, avete imparato a cercarvi il cibo, a muovervi nel bosco in tutta libertà, sfuggendo alla vista dell’uomo. Come ben sapete, in questo periodo le noci giungono a maturazione e, tempo qualche giorno, verranno raccolte. La tranquillità e il silenzio di questo bosco verranno sconvolti dall’arrivo di mostri sferraglianti che, oltre a portarci via il nostro cibo preferito, rappresentano un vero grande pericolo per tutti noi. Noi anziani abbiamo già vissuto questa invasione e sappiamo come uscirne indenni. Per voi invece è la prima volta e imparare a conoscere il rischio è fondamentale per la sopravvivenza. –
Mentre Spenser parlava cercava di capire se tutti i cuccioli fossero attenti alle sue parole, se tutti stessero ascoltando, perché quella lezione non sarebbe più stata ripetuta. Di solito, pur essendo formata da giovani esuberanti ed irrequieti, la platea era attenta e silenziosa, anche se non mancavano domande, dubbi e commenti che i cuccioli avrebbero posto ai maestri a tempo debito.

continua

© Copyright by: Tiziana Pretti

- VETRINA LETTERARIA -

 
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