Poesie di Maria Teresa Selvetti
       Pagine: 36
       Prezzo: 8,00 euro
       Tel.: 080 3748939
      

     

    PROFILO DELL'AUTRICE

    Le poesie di Maria Teresa Selvetti sono state pubblicate sul «Settimanale Confidenze» (1994, 2002, 2003), sul giornale regionale «Meridiano Sud» (2001, Bitonto-BA), sul mensile regionale «Primo piano» (1999, Bitonto-BA), sul «Catalogo Sanremo Arte» (2000, Sanremo), sul «Catalogo Acca-demia Italiana di Scienze e Arte» (Firenze).
    Ha vinto i seguenti premi: «Grazia Deledda» (migliore Poeta dell'Anno - Imperia), «Helèna Solaris» (1° premio 1999, 2000; Trofeo d'Oro 2001; 2° posto fiaba 2001; Premio Speciale della Giuria 2003 - Milano), il titolo onorifico di «Cavaliere della Poesia» (Albo d'Onore, Poeta Insigne 2000 - Roma), «La Conca» (Premio alla Cultura, 2001 e 2002 - Roma), «Anthropolis» (Premio della Giuria 2003 Bitonto-BA), «Pasquino» (ottenuto per meriti culturali, 2003 Roma), «Terra d'Etruria» (Paladino dell'Arte 2003 Vada-LI), «Piaggio Pontedera» (5° e 6° posto 2002 e 2003 - Pontedera), «Fiori di Campo» (5° posto, 2002 - Pavia), «Acca-demia Araldica il Marzocco» (3° posto 2003 - Firenze), «La disfatta di Barletta» (10° posto 2003), «A.L.I. Penna d'Autore» (2° posto, 2003 - Torino). Ha inoltre partecipato a numerosissimi altri premi ottenendo importanti riconoscimenti.
    Ha partecipato anche alla collettiva d'Arte del K.C.A. di Mostre Annuali di Pittura, Scultura, Poesia e Grafica presso i comuni di Bitonto (BA), Terlizzi (BA), Andria (BA), Corato (BA), Casamassima (BA), Modugno (BA), Taranto, Roma Locorotondo, Arezzo, e a delle Mostre organizzate in Puglia.

        A mia madre
        
        Mi siedo accanto a mia madre
        e non voglio far sentire
        che la mia voce sta tremando
        mentre le sfioro la mano con la mia,
        la sua è piccola
        le ossa che sembrano potersi spezzare
        al solo guardarle,
        la pelle sottile
        piene di vene oscure
        che si allargano
        come rami secchi vecchissimi.
        Cerco di immaginare i suoi pensieri,
        se ne ha ancora,
        devono essere frammentari,
        circolari,
        ossessivi,
        mi perdo con lei
        nel labirinto delle immagini
        che si sovrappongono ai ricordi.
        Osservo le rughe
        intorno agli occhi
        alla bocca.
        I capelli corti bianchissimi
        il naso piccolo e perfetto.
        Stringo la mano di mia madre
        vorrei che mi parlasse ancora e ancora
        vorrei poter tornare indietro
        per dirle tutto quello
        che non le ho mai detto.
        
        
        
        
        E... tutto parve svanire
        
        Ammiravo
        la magnificenza del lago
        in quella limpida notte.
        Ove non avevo più sentito
        il vento
        che... sibilava rabbioso,
        ma l’acqua di una pozzanghera
        sul mio viso
        spezzò quella magia
        e... tutto parve svanire.
        
        
        
        
        Un teatro vuoto
        
        Forse è per questo
        che quando succede sono poeti.
        L’amore è immaginazione.
        Se non l’alimenti con le parole,
        muore,
        perché le parole
        sono attori e attrici
        sulla scena della vita.
        Mi mancano quelle sere.
        Sento un vuoto
        tra me e il mondo,
        come se...
        il ponte che mi univa a esso
        fosse scomparso,
        inghiottito dalla nebbia,
        spazzato da un tornado.
        Cerco di unire la direzione
        ma ho dimenticato la meta.
        Dove volevo andare?
        Dove sei?
        Dove sono le nostre distanze
        incolmabili ma intense?
        Perché gli amori finiscono?
        Forse finiscono...
        perché la gente cambia.
        E quando non si cambia che l’amore finisce.
        Finisce l’illusione.
        E le parole si congedano dal palcoscenico.
        Non esiste nient’altro
        che un teatro vuoto
        e un sipario chiuso.
        
        
        
        Deserto di sabbia
        
        Guardavo quelle creste
        azzurre e bianche,
        palazzi che sembravano cristalli.
        Sgranavo gli occhi,
        eravamo nel grande deserto solato
        dove tutto quello che si vede è reale
        una metafora della vita,
        ma... erano solo illusioni ottiche
        che creavano miraggi incredibili,
        come un amore che...
        sembra immenso ed eterno.
        Ove noi correvamo a raccogliere
        ciottoli con i cristalli di sale
        e a cercare rose del deserto.
        Deserto mare di sabbia,
        deserto di rocce
        ove i colori della sabbia
        e le sue sfumature
        mutavano ogni momento,
        dove il vento
        di tanto in tanto cancella.
        Ove il cielo insegna il tracciato
        al sole e alle stelle
        che da sempre hanno indicato la strada
        a chi voleva trovarla.
        Guardavo il cielo con occhi diversi
        ove c’erano piccole indomite
        oasi di montagne
        di cristalli e cascate,
        ove esplosioni di palme e fiori
        si vedevano in lontananza
        come smeraldi e quarzi rosa,
        ove il vento con il suo respiro, la sabbia cullava.
        

- VETRINA LETTERARIA -

 
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