Poesie di Ettore Baraldi
       Pagine: 37
       Prezzo: 5,00 euro
      Tel.: 349 7750295

     

    CURRICULUM

    ETTORE BARALDI è nato a Carpi (MO) nel 1931. Vissuto a Fossoli sino ai vent’anni poi trasferitosi a Torino. Vive attualmente fra il capoluogo piemontese e la Piana agraria di Albenga (SV). Ha pubblicato alcune plaquétte di poesia sia in lingua che in dialetto fossolese. Alcuni qualificati critici hanno accompagnato con scritti i suoi testi, ultimo dei quali “Manuscristi” con una nota di Giorgio Luzzi e immagini di Franz Clemente.

        1
        
        Sale densa la foschia dai fossi fondi
        ci viene incontro ci attraversa i corpi
        s’attorce nelle parole delle preghiere;
        nostra casa da sempre e sempre sarà
        fin che da generazione in generazione
        siamo terra in terra di remote ortiche.
        C’è l’occhio sempre a cercarla
        a discernerla fra le tante arie false,
        a lei sola, nostra solitudine, porgiamo
        il ramo doloroso delle mani.
        
        
        
        
        2
        
        L’autunno e se prosegue questa pioggia
        marciscono le foglie delle viti; già
        si respira l’odore del bruciato, aspro,
        profondo in gola; una foschia densa
        attraversa i fossi, lucida l’erba stanca.
        Sopra, sotto l’infinito dello sguardo,
        passano stormi di storni, triangoli
        di smerghi ricamano l’aria sofferente.
        Destano un senso di disagio, un fondo
        desiderio d’altrove, un mutare giorno
        a questa vita che si adagia dolente.
        
        
        
        
        
        3
        
        Aspetterò dopo l’estate il giallo sporco
        delle foglie e l’aria sofferente attraversare
        il corpo, il gioco delle mani artritiche
        e le voci che si fan profonde lontane
        sopra le siepi e ai resti d’erba impazzita.
        Resto seduto nella sera di San Lorenzo.
        Dell’orto bosco è rimasto un vuoto
        se cade una stella, una stella soltanto,
        m’entrerà nelle mani, vi si addormenterà
        e sino al prossimo anno a compagnia
        guarderà questa mia vita in silenzio.
        
        
        
        
        
        4
        
        Domenica di basse nubi irose
        l’orma secca aspetta di riempirsi
        la rana di cantare la foglia gettare
        la polvere del tempo; io ascolto musica.
        Ho sconfitto la noia e tace la voce
        se mi chiamano: è mio il tempo
        della prossima pioggia, strano tempo
        che assomma il vivere, qui,
        ai confini della sera di novembre;
        squarciatevi nubi, è nostro diritto
        bere, ogni tanto, le lacrime del diavolo.
        

- VETRINA LETTERARIA -

 
HOME PAGE