Poesie di Luciana Stancapiano
       Pagine: 37 
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    PREFAZIONE

    "Un intero attimo di beatitudine! Ed è forse poco seppure nell’intera vita di un uomo?" scriveva Dostoevskij.
    Sono proprio questi attimi di beatitudine, di eternità, di fusione cosmica che si respirano nella poesia di Luciana Stancapiano.
    Tutto arde e s’accende, la natura prende vita, il personale mondo di affetti della poetessa si schiude ai nostri occhi. Ogni cosa è luminosa, struggente, autentica e la musicalità istintiva del verso, il ritmo arcano delle parole ci fa sperimentare una trance taumaturgica dalla quale il nostro spirito rinasce purificato e risanato.
    La Stancapiano, poetessa della natura, ci scorta in remote oasi, in quelle più verdi; ci fa camminare a piedi nudi fra dune e dune; ci conduce presso ruscelli dove la luna invadente affonda / il suo volto rotondo. E non c’è animale o pianta sul quale il nostro occhio avido si posi che non si tramuti in un gioco di metafore.
    Con linguaggio cinestetico ci trasporta in qualunque luogo o tempo i suoi sentimenti riescano a tessere, il suo cuore a immaginare. Pensieri di cera / in piccole gocce raccolti, modellabili a piacimento da sapienti dita ispirate.
    Ci muoviamo a nostro agio in un universo ricco di suoni familiari eppure nuovi come in un viaggio nella memoria: tutto è sempre stato lì, ma noi avevamo dimenticato dove guardare.
    Emozioni rubate al sogno, fragili e forti come quei delicati, piccoli fiori purpurei che si affastellano in cespugli nei campi: fiori d’erica. Bellissimi.

    Daniela Chimienti

        A piedi nudi
         
        A piedi nudi 
        mi reco alla fonte 
         
        Vi immergo  
        il corpo e 
        i pensieri 
         
        Li mondo  
        da ogni fatica 
        Li sciacquo 
        con mani tremanti 
         
        Li asciugo  
        al vento serale 
        e immobile 
        osservo la luna 
        ricoprire il corpo 
        e i pensieri 
         
        Alla tana 
        ti attendo, 
        nudi i piedi, 
        abbracciata  
        al mio sasso. 
         
        Ho messo via
        
        Abiti rosa, essenze di zagare,
        fiori e stagioni, frutti maturi, 
        ho messo via
        
        Scatole di  parole 
        ho condotto per fiumi di respiro
        e le ho stipate lì,
        in fondo al mare
        
        In caligine è questo tempo, 
        umido di nuvole d’attesa,
        che ho messo via
        
        Ho messo via gli sguardi
        e nella cecità più bianca
        perdo i miei occhi  
        
        Tutti i colori,
        ho messo via
        
        Al sasso sto,
        piegata nel silenzio
        e guardo in basso.
         
         
        Vibrazioni
        
        Sguardi rubati al sogno,
        consensi cercati in pensieri esitanti
        
        Parole acquistate per poco,
        spese con parsimonia e
        fatica
        
        Timide intese
        in silenzi assordanti
        
        Sussurri lanciati…
        
        Bagliori accecanti
        sul volto truccato,
        maschera per un’ora
        
        Cocenti emozioni 
        bruciano il cuore,
        illuminano gli occhi,
        infiammano di ricordi la vita.
        

- VETRINA LETTERARIA -

 
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