Daniela Gregorini

 

SECONDO CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in Beneficenza
 

4° PREMIO EX AEQUO
Daniela Gregorini di Ponte Sasso di Fano (PU)
 
per il racconto
I
NSIEME PORTEREMO I BAGAGLI

“Con bagagli leggeri si viaggia bene attraverso le strade della vita”, recita una targa nella sala d’attesa dell’ambulatorio medico. Mi viene in mente ora, mentre carico i trolley nell’auto. Faccio salire i miei bimbi coccolandoli. Leggera è la vita, sì, quando le contentezze scivolano frizzanti come l’acqua di un torrente. Al casello mio marito fa il segno della croce come sempre all’inizio di ogni viaggio. Mi chino per prendere la borsa, quando tutto succede in un istante: l’urlo di mio marito, lo stridio di una frenata brusca, la cintura, lo schiaffo dell’airbag sul viso. «Bambini!». Lacerata da un pensiero che si avventa dentro me come una fiera famelica, mi catapulto verso di loro e la morsa in cui era stretto il mio cuore si allarga: stanno bene! Ci guardiamo attorno per capire: è un tamponamento a catena. Mio marito scende e si fa avanti, verso il groviglio incidentato, nel caso ci fosse bisogno di aiuto. Quando torna ha braccia incrociate, il volto sbiancato: «Una donna si è gettata dal cavalcavia. Aveva una lettera con sé: un pensiero per i suoi quattro figli che stava crescendo da sola».
Ammutoliti, rientriamo nella nostra auto e raggiungiamo la destinazione. “Sola”. Il fatto che questa donna sia madre, come me di quattro figli, mi tocca profondamente. Il suo “bagaglio” era carico, come il mio, ma il suo era molto più pesante, perché lo portava da sola e ne è rimasta schiacciata. Un’inquietudine mi morde lo stomaco, mi sento quasi in colpa per avere una vita faticosa, ma lieta, e spartita con tante persone che mi amano e, soprattutto, in ogni istante avvolta nell’abbraccio confortante di Maria, accarezzata dal Figlio e dal Padre che mi incoraggiano, mi rassicurano. Penso con dolore ai suoi bambini, frastornati e soli. Li comparo ai miei, ignari. Mi volto verso mio marito:
«Quando torniamo a casa, sentiamo quel tuo amico della casa famiglia per chiedergli se possiamo aiutare anche noi?».
Lui mi prende una mano, me la stringe con tenerezza. È un “sì”. E io ti ringrazio Signore Gesù. Ti ringrazio, madre Santa.

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