Collana di Penna d'Autore

 

Gran Premio Letterario Europeo Penna d'Autore - TERZO PREMIO ASSOLUTO

UNA FINESTRA SUL MONDO

Oscurate le stelle di una primavera a Sarajevo,
polverizzato sogni in un Settembre americano,
confinato la libertà delle donne in centimetri di Burka,
giustificato bombe per un metro a Betlemme,
intriso di sangue un sipario sovietico.
Uomo per te stesso, uomo per gli altri,
destinatario unico del dono più prezioso,
gratuitamente concesso... la vita.
Non dico di donarla, ma neppure di sottrarla,
meritala, affrontala, ma soprattutto difendila.

Prendi un cuore nuovo,
non dargli la misura che sia solo il tuo petto,
la sua forma rotonda dovrà abbracciare il mondo,
occhi a mandorla, treccine come indiani,
che parli una sola lingua tra Curdi e Pakistani.
Nutrilo con il cibo della solidarietà,
svestilo delle forme che siano atrocità,
difendilo con le armi, quelle della bontà,
curalo con le pillole di una nuova umanità,
donalo a chi ne ha bisogno, un giorno ricambierà.

Sarà! Il faro per approdare ai sogni,
la pista per atterrare sui sogni,
l’acqua per dissetarsi dei sogni,
la passione per credere nei sogni,
la fede per sperare nei sogni.
Chi vive ha il diritto di sognare, i sogni alimentano la vita,
prendi tutte le fiaccole del cielo,
scrivi alto, visibile da ogni angolo della Terra,
che l’unica forma di condanna che l’uomo può attuare
è la VITA!


IL CAMPIONE

Senza aver corso mai,
ti schierano in difesa,
contro la triste sorte,
la squadra della morte.
				Mediano della vita,
				regalaci un gran gol,
				perché volino alti
				i sogni oltre gli spalti.
Cori, bandiere al vento,
in curva ed in tribuna,
ogni anima è per te,
mezz’ala, che sfortuna.
				Luce improvvisa, lampo,
				nuvole a bordocampo,
				fallo da dietro, botte,
				si oscura il cielo, è notte.
L’accorrere dei medici,
forti massaggiatori,
per te, faccia sull’erba,
lì... sotto i riflettori.
				Ti rialzi zoppicando,
				lo sguardo alla panchina,
				ignara del tuo affanno,
				siede la tua mammina.
Non cambia schema, nulla,
qual falso allenatore,
immobile, impassibile,
mentre il tuo cuore muore.
				Tre fischi, ormai è finita,
				ignobile partita.
				Per te non c’è emozione,
				addio, grande campione.

LA STRADA

Portami ancora al bosco,
come da ragazzino,
con ansia nel mio buio
speravo in quel mattino,
				tra l’erba a piedi nudi
				parlavi di mio nonno,
				di quando il tuo papà
				vegliava sul tuo sonno.
Portami in riva al mare,
ora che sono grande,
fammi guardare il cielo,
pescando tra le onde,
				col sale tra i capelli
				mi guardi compiaciuto,
				so bene... tu sei l’unico
				a correre in mio aiuto.
Portami in cima al monte,
non mi lasciar le mani,
la tenda mia sei tu...
sei tu, il mio domani,
				ovunque intorno è neve,
				mi scaldano i sorrisi,
				fermerei tempo e passi,
				mai essere divisi.
Portami tra le nuvole,
ora che sono vecchio,
ti sembrerà, guardandomi,
di essere allo specchio.
				Portami in Paradiso,
				vorrei parlare a Dio,
				papà... ovunque vai,
				vorrei venire anch’io.

Copyright © 2004
 

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