Mini-racconti di Ino
      
    Pagine: 30
       Prezzo: 3,50 euro
       E-mail: giuseino@tim.it
       Tel.: 338 1282231

     

    PREFAZIONE

    Con "The Box" l’autore INO ci propone una nuova serie di appassionanti mini-racconti da leggere "tutti d’un fiato".
    La lettura di questi, scorrevole e avvincente, proietta il lettore in una sorta di dimensione parallela ricca di eventi curiosi e tragici dove i protagonisti esternano tutta la loro forza interiore per contrastarli e per non vedere "spezzata" la propria esistenza.
    In ogni racconto troviamo un’analisi veloce ma definita delle ansie e delle paure più intime che ci accompagnano giorno per giorno e che ognuno di noi affronta secondo il proprio modo di essere e di reagire ad esse, con una componente che però deve sempre accomunarci: la vitalità e la volontà, che determinano il nostro equilibrio sia interiore che estrinseco.
    Per gli amanti del genere i momenti coinvolgenti non mancano e allora non resta che augurare buona lettura a tutti coloro che preferiranno INO attraverso i suoi racconti.

    Nicola Brancaccio

    THE BOX

    La lama lucente e appuntita del taglierino spaccava in due il nastro adesivo che imballava la scatola anonima appena consegnata dal corriere espresso.
    Il suo cuore batteva sempre quando riceveva un pacco.
    Ale aveva diciotto anni compiuti da due mesi appena, il suo animo però non era cambiato molto, continuava a sentirsi schivo nei confronti degli altri e del mondo esterno.
    Il suo mondo continuava ad essere internet, le chat line, i suoi primi approcci sessuali erano con partner virtuali.
    Finalmente dopo averla tanto desiderata e faticato parecchio mettendo da parte i risparmi che i suoi gli mandavano, eccola lì davanti a lui imballata ben bene in quella scatola come tante altre aveva ricevuto in passato.
    Di webcam ormai ne esistevano di vari modelli e prezzi e spesso Ale aveva visitato siti commerciali vari per trovare quella giusta per lui.
    Il taglierino continuava a spezzare e spezzare incessantemente il nastro adesivo... finalmente, i quattro orli della scatola si sollevarono appena, ne usciva il tipico odore della carta da confezione.
    Aveva scelto un modello “Logitech”, un’azienda di cui si fidava, visto che aveva anche acquistato in precedenza un mouse cordless e un modem per la connessione ad internet.
    Infilò entrambe le mani all’interno della scatola e la sua espressione in volto cambiò in un istante.
    Si rabbuiò iniziando ad innervosirsi: com’era possibile, la scatola era vuota, completamente vuota.
    Che fregatura era mai quella!
    Allargò meglio l’apertura, si affacciò appena verso il fondo ma niente di niente, la scatola era vuota.
    Strano perché fino a quell’orribile momento lui l’aveva sentita pesante, non eccessivamente ma di certo sembrava tutt’altro che vuota.
    In quel momento però, la sentiva leggerissima.
    Ale afferrò con forza la scatola ormai vuota e la scagliò con violenza contro l’armadio.
    “Adesso mi sentiranno quegli stronzi del sito!”
    Si sedette alla scrivania, aprì il browser e quindi avviò una nuova connessione.
    Nell’attesa si alzò di nuovo, raccolse la scatola per leggere il mittente sull’adesivo attaccato sul fianco... ancora stranissimo, la scatola era di nuovo pesante, o in ogni caso sembrava contenesse qualcosa.
    La aprì nuovamente e guardò ancora al suo interno, gli apparve un volto sghignazzante, solo occhi e un sorriso beffardo che scopriva dei denti gialli e affilati come zanne... Ale cacciò un urlo tremendo scaraventando lontano la scatola.
    “Che... che cazzo era quella cosa! Non è possibile, devo essermi sicuramente sbagliato. Sono stato troppo tempo davanti al monitor.”
    Ale andò in cucina a prepararsi un bel bicchiere d’acqua con zucchero, mentre beveva la mano gli tremava ancora e un brivido gelido gli trafisse la schiena in profondità.
    Tornò in camera e guardò la scatola capovolta sul pavimento... si sentiva un cretino.
    Si avvicinò, la raccolse ma non poté fare a meno di raccoglierla come avrebbe fatto con una bomba inesplosa... continuava a sentirsi un idiota.
    La rigirò tra le mani e con fare sicuro vi guardò all’interno, il ghigno sadico e vacuo era lì che lo attendeva, Ale urlò ancora e ancora lasciò cadere la scatola come se fosse stata viva nelle sue mani.
    Corse di nuovo in cucina, prese un accendino, tornò in camera sua, prese la scatola tra le mani e l’avvicinò, le fiamme avvolsero il cartone in pochi secondi, la scatola divenne in breve un mucchio di cenere sparsa alla rinfusa sul pavimento.
    Digitò l’indirizzo internet del sito ma accadde ancora qualcosa di strano.
    “SITO INESISTENTE.” Impossibile, il sito c’era eccome, ridigitò l’indirizzo, uguale dicitura.
    “Non può essere... non può essere... cazzo... cazzo... cazzo...!”
    Provò ancora ma niente, il sito sembrava scomparso nel nulla.
    “Che diavolo sta succedendo?” Si udì un suono accompagnato dall’icona di una lettera sul monitor, aveva ricevuto un’email, la aprì e ciò che lesse lo sconcertò ancora, nonostante lo fosse già parecchio.
    “Grazie per avermi liberato.” Cercò di rispondere a quell’email misteriosa e angosciante, ma il server non inviò la sua.
    “DESTINATARIO SCONOSCIUTO.”
    Ale cominciava ad essere terrorizzato, allora quel ghigno nella scatola in qualche modo era reale e collegato alle stranezze su internet e a quell’email altrettanto strana e dall’indirizzo sconosciuto, forse si trattava di qualcuno che attraverso la chat era riuscito a risalire al suo indirizzo IP e ora giocava con lui sadicamente, un hacker?
    Intanto non lo aveva notato ma la bustina delle email lampeggiava ancora sul monitor, la aprì con i battiti e l’adrenalina alle stelle.
    “Grazie per avermi liberato. Ora sono nella tua testa. Non cercare di rintracciarmi non puoi. Faccio parte di te ora. Non puoi cancellarmi. Il mio nome è Dark.”
    Una voce riecheggiò contemporaneamente nella testa di Ale, sembrava doppiare quanto era apparso sul monitor.
    Una risata assordante e minacciosa esplose nelle sue orecchie, sentì i timpani vibrare fino a fargli male.
    “Basta! Basta! Lasciami in pace! Lasciami stare! Cosa cazzo vuoi da me! Bastaaaaaaa!”
    Ale sentiva la testa pesante, le orecchie gli fischiavano, si portò le mani alla testa, la t-shirt era sporca, era sangue che gocciolava dalle orecchie, la testa stava per scoppiargli.
    Ale continuava ad urlare alla stanza vuota e silenziosa.
    “Ale... Ale che ti succede? Perché urli? Ale che diavolo succede?”
    La madre sgomenta cercava di riportare il figlio alla realtà ma lui continuava ad urlare tenendosi la testa sporca di sangue tra le mani.
    “Aiutami mamma. Lui è nella mia testa. Mi parla. Ti prego toglilo, toglimelo dalla testa, toglilo mamma, toglilo!”
    La donna sconcertata e impotente corse al telefono in lacrime e chiamò un ambulanza.
    Ale continuava ad urlare, ad agitarsi, le orecchie intanto avevano smesso di sanguinare.
    “Signora mi dispiace molto ma crediamo che suo figlio sia schizofrenico, tutti gli esami di routine non hanno dato alcun esito. Dobbiamo ricoverarlo al più presto in una clinica specializzata.”
    La donna scoppiò in lacrime, si sedette come improvvisamente privata di ogni forza vitale.
    La notte era scesa buia e fredda, Ale dormiva profondamente grazie ai sedativi somministratigli, aprì gli occhi di scatto e vide quegli occhi bianchi e vacui, quel sorriso sghignazzante fluttuare sul suo giovane petto.
    “Grazie per avermi liberato. Ora staremo sempre insieme!”

    continuano altri racconti

- VETRINA LETTERARIA -

 
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