Amalia Guglielminetti
       enigma svelato

      
    di Grazia Bianchi
      
    Pagine: 60
       Prezzo: non indicato
       E-mail: bianchi_grazia@virgilio
       Tel.: 339 7859824

    PROFILO DELL'AUTRICE

    GRAZIA BIANCHI è nata a Varese il 7 luglio 1978. Laureata in Lettere classiche e Specializzata in Insegnamento Secondario, collabora con case editrici, riviste letterarie e siti web. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Speciale alla Carriera “Tommaso Campanella” per la prestigiosa e meritevole attività svolta nel campo della cultura ed in particolare la Letteratura.

     

    PROFILO DELL'AUTRICE

    Artista di rara intelligenza e sensibilità, scrittrice singolare nel panorama del Novecento italiano, Amalia Guglielminetti, personalità d’eccezione, costituisce il più clamoroso caso di oblio caduto su un’autrice di successo, di come il dileguare del tempo, inesorabile, abbia cambiato la prospettiva delle cose, lasciando solamente la speranza della verità e della memoria che si fa poesia.
    La sua vita davvero tumultuosa è stata sicuramente tra le più interessanti che si possano immaginare, densa di avventure speciali dalle indimenticabili passioni giovanili alle più composte ma non meno audaci realizzazioni dell’età matura, con quella squisita fantasia dello spirito che mette ad ogni momento l’anima a contatto con la Bellezza e la fa vibrare; quando per Bellezza si intende quella qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, diventando oggetto di meritata e degna contemplazione.
    Nacque a Torino, in via San Donato 60, il 4 aprile 1881 (e non nel 1885 come riportano erroneamente tanti volumi) in una famiglia borghese agiata, austera e, a dire la verità, ancora un po’ retriva.
    A lei fu prodiga Natura di tutti i suoi doni, e mentre ebbe a plasmarla a perfetta armonia di forme, impresse nell’anima il raggio prezioso dell’intelligenza ed infuse al cuore un delicato e squisito sentire, nutrendola di arte e poesia, d’amore e sogni.
    Così crebbe colta, bella e leggiadra, riempiendo l’animo di quanti l’avvicinavano delle più splendide speranze, rallegrando del suo affetto fratelli e sorelle (Emma, Erminia, Ernesto), fedeli compagni della sua prima età.
    Temperamento che divenne con gli anni sempre più insofferente di regole e di convenzioni, esordì giovanissima nel 1903, aiutata da Dino Mantovani, con un volume di poesie passato quasi pressoché inosservato agli occhi della critica.
    Comincia a frequentare gli ambienti dell’Università e della Società della cultura, a diventare nota per i suoi versi, per la bellezza originale, la grazia del conversare e come ribelle contro la morale comune; non frequenta invece i gruppi artistici del tempo né il salotto della Donna né quello degli Specchi, né quello della goliardia, preferendo rimanere isolata.
    Il dono di saper conversare abilmente nasce da un non comune possesso della facoltà di sentire, di cercare o di comunicare la ragione di tutte le cose, dal perché del filo d’erba a quello delle stelle. E Amalia lo possedette lietamente come lo si intravede dallo stile e dal tono delle lettere intime, affermando sempre una genialità d’interpretazioni, una ricchezza di cultura ed una sensibilità letteraria che hanno pochi confronti nel mondo, in qualunque epoca.
    Negli scambi reciproci di elevazione dell’anima con gli amici ella affinò la sua sensibilità fino a corrispondere con generosità costante e tutti restavano fervidamente trascinati dalla luminosità dei suoi interventi che delineavano incalzanti vittorie intellettuali e morali. Ai fortunati e agli invidiati a cui fu concesso l’alto onore e la grazia suprema di sedere allo stesso tavolo, ebbrezza squisita di contatti di gomito, mentre la più geniale poetessa d’Italia pranza o cena, appare chiaramente che anche quando è costretta alla prova Amalia Guglielminetti non può dimenticare la divina poesia.
    Ancora risonante di echi carducciani, ma ricollegabile anche all’estetismo dannunziano e meduseggiante per le allusioni metaforiche enigmatiche, la sua prima opera si intitola “Voci di giovinezza” e rivela già ingegno e delicatezza intellettuale ma soprattutto una vena poetica eccezionale ed inconfondibile. Fu dedicata al padre Pietro, prematuramente scomparso:

    A te padre mio,
    perché queste Voci di Giovinezza
    ti alleviino i Silenzi ultra umani.

    Ancora bambina si trovò priva del più insostituibile e valido appoggio, comprendendone l’immensa perdita soltanto nell’età in cui diventa maggiore il bisogno di guida e consiglio. Aveva sentito il dolore dell’orfanezza paterna tanto consapevole ed eroica da riverbarsi poi in fioriture di energie tutte nuove, da evolversi in nostalgia e perfezione.
    Ogni sezione del suo primo canzoniere poetico, molto significativa fin dai titoli attribuiti: Voci vibranti, Voci serene, Voci pensosi, Voci tristi, Pace, Ombre di vita, Le cose animate, Le forze, Faville umane, Ultime voci è intrisa sia dello slancio impetuoso e spontaneo di tutta la freschezza adolescenziale dei suoi meravigliosi vent’anni, sia di quella inquietudine caratteristica che preannuncia già quell’autentica figura malinconica, precocemente cinica, l’Amalia degli anni a venire e delle prove più mature:

    Sudditi siamo di un sovrano aspro
    Che ne strazia: il Dolor.
    La bieca Morte il suo suggello nero
    C’impresse in mezzo al cor.

    Dopo la morte del genitore, la piccola fu mandata in una scuola religiosa, i cui ricordi sono ritratti nella sua seconda raccolta di poesie, di carattere decisamente più maturo, più consapevole, “Le vergini folli” del 1907, che ebbe un enorme successo. Se la prima raccolta di versi creò qualche scompiglio nella società benpensante di Torino, con la successiva, magnifica, che la consacrò immediatamente come poetessa di spicco, il salto fu enorme. Educata dalle monache, per contrasto tutto era in lei voglia di provocazione, di gustare ogni frutto proibito, e proprio in queste liriche riesce per la prima volta ad esprimere appieno la sua inquieta ed ardente sensibilità femminile, l’imitazione di Gabriele D’Annunzio e i lontani riecheggiamenti della letteratura europea contemporanea che si sostituivano completamente al modello iniziale.

    L’anima nostra è un ciel raccolto in sé
    che, di sue stelle al tremor radioso,
    aspetta il sole, il donatore, il re.

    continua

- VETRINA LETTERARIA -

 
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