Saggistica 
      
    di Antonia Izzi Rufo
      
    Pagine: 35
       Prezzo: 5,00 euro
       E-mail: antoniaizzi@virgilio.it
       Tel.: 0865 954107

     

    PROFILO DELL'AUTRICE

    ANTONIA IZZI RUFO, poetessa saggista narratrice, è nata a Scapoli (IS) e vive a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta al Volturno, in provincia di Isernia. Insegnante ora a riposo, fa parte di varie Accademie culturali. È laureata in Pedagogia, con Specializzazioni Didattiche per la conoscenza dell’Africa e per l’emigrazione nei Paesi Tropicali. Suoi racconti e sue poesie figurano in varie pubblicazioni antologiche anche a carattere scolastico e con traduzioni in più lingue. Ha ricevuto importanti premi letterari sia per la poesia che per la narrativa. Ha pubblicato diversi volumi in prosa e poesia, monografie e saggi e suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Spagna, Francia e Grecia. Del suo lavoro si sono occupati vari studiosi e critici, tra cui Giorgio Barbéri Squarotti, Aldo Cervo, E.M. Cipollini, Paul Courget, Costas M. Stamatis, Marco Delpino, Nicola Maglione, Angelo Manitta, Luciano Nanni, Luigi Pumpo, Nicla Morletti, Giovanna Li Volti Guzzardi, F.D. Lalli, Carmine Manzi e altri.

     

    PRIMA PARTE

    Oggi è diffusa la “smania” di scrivere, ma non tutti coloro che lo fanno si lasciano leggere con piacere e interesse, non tutti curano la loro produzione sì da rivelarsi – per dirla con Mario Luzi – «operai della parola», non tutti sono veri scrittori degni del significato insito del termine. Si fa poesia senza essere ispirati, si scrivono oscenità che offendono il senso morale, si pubblicano pagine dal contenuto vuoto o insensato e in un linguaggio che tradisce la grammatica.
    Non si deve, però, «fare di tutt’erba un fascio».
    Vi sono, al contrario, validi letterati, scrittori poeti critici e pensatori, che fanno onore alla tradizione classifica dei “Grandi”, che si possono considerare i continuatori di questi, che meritano di essere inseriti – per le loro opere – nel patrimonio culturale da trasmettere ai posteri. Uno di questi è Enrico Marco Cipollini, già abbastanza noto, gli scritti del quale si rinvengono in moltissimi periodici letterari in circolazione.
    Ebbi un giorno da lui la recensione al mio libro “Perdonami, Galdino” (Premio Speciale “Spazio Donna” 2002). Ne conoscevo solo il nome per averlo letto su riviste letterarie cui ero abbonata. Mi colpirono la sensibilità e l’obiettività con le quali egli esprimeva le sue considerazioni.
    E.M. Cipollini ha recensito quasi tutti i miei libri, per alcuni di essi ha steso pure la prefazione. Ne conosce pertanto il contenuto più di ogni altro lettore.
    A parte le recensioni, ho letto di lui articoli e saggi pubblicati su periodici letterari e testi di letteratura, filosofia, psicologia, pedagogia, attualità. È stato proprio attraverso i suoi scritti che ho avuto la possibilità di rendermi edotta della sua cultura e delle sue qualità di valido letterato, profondo pensatore, scrupoloso esegeta.
    Credo non sia proprio necessario incontrare direttamente una persona per cercare di sapere qualcosa di lei, per cogliere l’autentico del suo “intus”. Da ciò che scriviamo emergono non soltanto le nostre ideologie, le nostre tendenze, le nostre predilezioni, la preparazione, le carenze, ma anche lati del carattere e del temperamento. Quando confidiamo alla carta idee e pensieri, mettiamo a nudo il nostro mondo interiore, lo scopriamo naturalmente, senza ipocrisia, perché siamo sinceri, siamo noi stessi. Per quel pudore innato che ci distingue dagli esseri inferiori, spesso ci nascondiamo dietro i personaggi che andiamo creando e li facciamo parlare per noi, dire le nostre gioie e le nostre sofferenze, le cause nascoste dei nostri dilemmi... Ogni testo letterario rispecchia la personalità dell’autore, si rivela autobiografico.

    * * *

    Aperto al dialogo, desideroso di comunicare e accrescere sempre più la cerchia dei suoi amici, E.M. Cipollini si rende disponibile in ogni occasione per offrire il suo aiuto, formulare giudizi, dare consigli e suggerimenti ai “neofiti” circa il modo di inserirsi nel mondo letterario, intrecciare rapporti e intraprendere scambi culturali e di opinioni con coloro che condividono uguali interessi.
    Collabora a riviste letterarie nazionali e internazionali e sue recensioni vengono pubblicate su numerosi periodici: “La Ballata”, “Punto di Vista”, “Punto d’Incontro”, “Il Convivio”, “Bacherontius”, “Sentieri Molisani”, “Tam Tam”, “Il Gazetin”, “Fiorisce un cenacolo” e altri. Collabora anche con la rivista filosofica “Tholus” e “L’Unità di Pensiero”, Roma-Foggia. Scrive di tutto. La sua cultura è vasta e solida e gli permette di esprimersi con chiarezza ed eleganza di stile, semplicità e trasparenza su qualsiasi argomento, ma è la filosofia – con psicologia e pedagogia – la disciplina che più lo stimola e appassiona.
    Predilige lo studio di queste discipline perché gli permettono di andare oltre il superficiale, di spingersi nel “profondo” e captare il vero del pensiero, dei sentimenti, della ragione, dei bisogni intimi dell’animo umano. Psicologia, filosofia, pedagogia sono collegate, offrono il loro contributo in sintonia, l’una completa il suo apporto in concomitanza con le altre due.
    Così l’autore nel cap. XIX di “Psicologia sociale psicopedagogia psicologia”: «La scienza dell’educazione non può fare a meno di basarsi su conquiste di certe discipline come la Psicologia, l’Antropologia sociale e culturale, senza perdere per questo il proprio patrimonio d’autonomia e mirare allo scopo che è “educare sempre qualcuno in una determinata società”, onde la riflessione che ne consegue di ampia natura filosofica... L’educatore non può non sapere e discernere i vari concetti di cultura, non conoscere i basilari meccanismi psichici donde il basilare apporto delle scienze anzidette».
    Uno studio approfondito sta conducendo sulla filosofia della Grecia antica, per Collaborazione Internazionale, Atene, Grecia. Sulla rivista “La Ballata” c’è una pagina tutta per lui, pag. 28, in cui vengono pubblicati, a puntate, gli argomenti compresi nel “Piano dell’opera”. Dal 1975 al 1981 diresse una rubrica sulla famosissima “Michelangelo” di Firenze nella quale, ad esempio, teneva la rubrica “Storia dell’Arte e Arte” il noto critico artistico e poeta Alessandro Parronchi.
    È «un lettore accanito», com’egli stesso dichiara, e niente lo lascia indifferente: legge tutto quanto gli capita tra le mani, oltre a testi famosi sulla cui validità e importanza non si discute. Le sue note critiche sono ineccepibili, sia quando esprimono lode che biasimo e non cadono mai nell’adulazione. Se un autore non lo soddisfa o pronuncia affermazioni che non rispondono a verità e alterano i fatti, egli stende una critica severa, mordace. Ne so qualcosa.
    Nella sua “Introduzione anomala” alle mie “Novelle della Pescara” di D’Annunzio, reagisce quasi con ira solo perché io mostro una certa simpatia per il “pescarese” (non lo chiama mai per nome). Allude all’“ambiguità della sua opera” e al suo “presunto superuomo” e ricorda che «il 25-26 settembre 1892 apparve su “Il Mattino” a firma D’Annunzio l’articolo titolato “La bestia elettiva”, nel quale il pescarese interpreta “pro domo sua” la filosofia di Friedrich Nietzsche...» In ultimo, però, cerca di rimediare e afferma: «Se chi scrive ha un senso di fastidio su tale autore, non può egli esimersi a vedere nel complesso il lavoro curato e acuto della Izzi Rufo pieno di una carica di simpatia e ammirazione, nonché di umanità difficilmente rintracciabili nei Saggisti, i quali partono da idee preconcette... La mia introduzione può essere utile in quanto può fare scaturire nel lettore due diverse visioni prospettiche e un dibattito atto alla fecondità che porta con sé la Cultura con la maiuscola» (Da “Le novelle della Pescara” della sottoscritta).
    Della vita privata del Nostro, ritenuto uno dei più bravi critici contemporanei, non so molto. Sembrerebbe un tipo estroverso, incline alle confidenze, ma non sempre è propenso a soddisfare curiosità, anche se “innocenti”... È cordiale, anche troppo a volte, ma una certa alterezza traspare dal suo modo di fare. È un cinquantenne dall’aspetto giovanile (così appare dalle foto) e dalla mentalità progressista. Ha una figlia bellissima, laureata e già sposata, che “adora”. Dà importanza ai profumi, quelli cosiddetti “buoni”, scelti, firmati, anche se scrive in “Temi svolti-Nuovi argomenti di attualità”, che «il prezzo di un profumo non è in rapporto con la sua riuscita... Un profumo meno reclamizzato e meno costoso può dare effetti migliori rispetto a quelli conosciuti».
    Estraggo, a proposito, stralci dall’opera: «... Le più antiche civiltà conservarono l’arte di estrarre profumi e produrre essenze per profumarsi e, si badi bene, tale non era appannaggio esclusivo della donna ma dei ceti superiori: profumarsi significò... un rito sacro destinato alle caste più importanti... Uno dei più famosi trattati sul profumo fu scritto da un discepolo di Aristotele, Teofrasto... Profumarsi oggi non costituisce più un limite tra il ricco e il povero... non è un rito di civetteria ma un atto di “civiltà”... Il profumo è personalissimo... Una persona d’umore instabile, oscillante nella depressione, trascura il corpo... Anche l’uomo, per curare il suo stile, si avvicina alla profumeria... Curare il proprio corpo non è narcisismo ma rispetto verso se stessi e gli altri... Una goccia di profumo rivela anche il nostro umore, stanco o euforico, il carattere dinamico attivo, fatalista, abitudinario nonché una certa classe, “raffinatezza”».
    Con queste affermazioni, e non solo, egli ha precorso i tempi. Oggi i giovani, a differenza di poche decine di anni fa, curano molto l’igiene, l’aspetto esteriore, l’abbigliamento, la ricercatezza, l’eleganza, i particolari... Comprano capi firmati... “Sono sempre sotto la doccia”, cambiano indumenti più volte al giorno, usano profumi (i maschi forse più delle donne) che portano la firma... Quando di sera escono per andare al pub o in discoteca o solo a mangiare una pizza, lasciano stupefatti per la cura che hanno messo in opera per apparire perfetti e armoniosi fuori, soddisfatti dentro. Essere amanti del bello è un sentire spontaneo che spunta dal di dentro, che avvertiamo fluire in noi vivo, non è un’esigenza del superficiale, dell’apparire, è qualcosa che ci è congeniale, che ci appaga come l’ispirazione poetica, l’amore per l’arte la natura la persona amata... Un’amicizia basata sulla stima reciproca e l’affetto e risalente ai tempi dell’università, lega E.M. Cipollini a Costas Stamatis, scrittore saggista poeta e filologo, ammiraglio, console ellenico a Genova dal 1979 al 1981, che ha scritto moltissimi libri e tradotto testi in greco e italiano (lingua che conosce benissimo). S’interessa, in particolare, di poesia bucolica. Attualmente sta traducendo in greco “L’Arcadia” di Giacomo Sannazzaro. È opera sua il testo a fronte greco-italiano della mia silloge “Omnia vincit amor”.
    Di amici ne ha tanti Cipollini e con essi ha assidui scambi epistolari. Il Nostro s’è rivelato anche poeta. Riporto una sua poesia che “in illo tempore” (nel periodo accademico), mi scrive, pubblicò Stamatis:

    continua

    - VETRINA LETTERARIA -

     
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