PROFILO DELL'AUTORE CARLO DI GIFICO, nato a Genova, cieco per fatti di guerra dall'età di 9 anni, ha frequentato il liceo classico e si è laureato con lode (tesi in filosofia teoretica) e medaglia d'argento dell'Università di Genova. Vincitore di concorso ha insegnato storia e filosofia nei licei di Stato. È socio dell'Accademia Vittorio Alfieri e dell'A.N.P.A.I. di S. Margherita Ligure. Nel 2007 ha ricevuto il primo premio al concorso «Dolce stile eterno» e a un concorso A.S.C.A.R. di Genova, il premio speciale G. De Martino e il terzo premio al concorso «Un monte di poesia». Nel 2008 ha ottenuto il primo e il secondo premio «Azzurra Liguria», il premio speciale «B. Rambelli», il secondo premio «Sigillo dei poeti», il premio speciale «G. De Martino», il terzo premio al concorso del «Lions Club» di Savona, la targa al concorso «Il dolce stile eterno», due encomi solenni con l'adesione del Presidente della Repubblica ai concorsi di «Pomigliano d'Arco» (2006 e 2008), un encomio solenne della «Città di Recco». Nel 2009 ha conseguito il primo premio a un concorso A.S.CA.R. e il se-condo «Premio Internazionale Casentino». È presente con profilo estetico nel quarto volume della Storia della Letteratura Italiana (Guido MIANO, 2009). Finalista in numerosi concorsi, ha ottenuto due menzioni d'onore da «Penna d'Autore» (2007 e 2008). È presente in molte antologie di premi letterari. Ha pubblicato le raccolte «La scuola della vita», «Contro luce» in «Olimpo lirico» (edizioni Carello, 2006), «Pianeta sconosciuto» nell'«Antologia» (edizioni Carello, 2007) e «Vento di riviera» (edizioni Penna d'Autore, 2007). |
Le nostre radici Ritmica leviga l’onda la pietra, come con l’aria fa il battito d’ala. Urge dissotterrare le radici, il loro antico gene sa fornire il linguaggio capace d’orientare i nostri passi incerti. Troppi affanni rinserrano la gola. Da noi stessi prendiamo le distanze, per ritrovarci altri dall’angoscia, altri da ciò che ci rincorre e sfugge come la nostra ombra. Chi siamo se non ciò che non sappiamo? Un battito di sangue nelle tempie ci fa sentire parte del mistero, abbarbicati al corpo della vita, che balza come rapida impetuosa e sguscia fra le dita. Primavera inattesa Non credevo febbraio primavera, eppure mesi ed ore han primavera se l’anima non muore. Una luce di polline di sole guizza nell’acqua fresca d’un vaso di mimose. Pare attenda parole che non le dona il cielo fermo sulla finestra. Le ritrova sui ramuli fioriti, reclini in un’onda di attese, con fruscìo che scombina l’attonito mio cuore. Dal labbro della brocca nascono le parole e cadono con risa d’acqua fresca, come tremule foglie, ma non so dir se il loro riso sia di gioia o di stupore. La Poesia Che cosa mi può dare la poesia?
Scoprirsi un gavitello in mezzo al mare
divelto, alla deriva
ostaggio delle onde.
Un gavitello che nasconde un cuore,
che sogna di viaggiare,
dalla rosa dei venti scarrocciato,
venuto da lontano.
Straniero in patria, ad ogni nuovo approdo,
sostare, respirare e ripartire
alla ricerca della fanciullezza
da riscrivere ancora.
E bere a tante fonti con le mani
senza mai dissetarsi
e tenere per bussola
la luce d’una stella,
alla ricerca dell’Itaca mia
assediata dai flutti e dagli eventi,
celata da foschia
e, dove bimbo, scopersi l’aurora.
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