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Un grande dolore può essere annullato con un gesto di carità
Gent.mo Sig. Nicola Maglione,
Una sofferenza che può annullare un'altra
sofferenza è come se non esistesse, questo è il pensiero che mi sta
aiutando molto.
Ringraziando per questa opportunità e per
l'attenzione, invio un caro saluto
Renata Crespi
Facciamo in modo che i nostri figli sappiano esprimere le loro emozioni e... riconoscerle Egregio Presidente,
Ma davvero gli artisti sono così fragili da spezzarsi subito se non superano un concorso? Un mese fa circa, sono stata
invitata ad assistere alla premiazione di un concorso di pittura e scultura.
Ci sono andata volentieri, anche perché spesso mi capita che le immagini
sollecitino la parola, rendendo questi incontri vere fonti di ispirazione.
All’inizio di tutto, prima di cominciare a leggere i nomi dei vincitori (la
classifica era rimasta segreta fino a quel momento), il critico d’arte,
presidente della giuria e commentatore delle opere, ha fatto una precisazione
che mi ha lasciata allibita. Ha pregato coloro che NON erano tra i vincitori,
di evitare di fare sceneggiate e di rivolgersi a lui alla fine della
premiazione per qualsiasi rimostranza. Sul volto mi si è dipinto immediato un
sorriso «Cosa vuol dire?» chiedo a una delle organizzatrici del premio che era
vicino a me. «Quello che ha detto - mi ha risposto -. Tutti pensano di essere
i migliori. Ho assistito a scene pietose, di gente che se ne è andata urlando
nel bel mezzo di una cerimonia». Non potevo crederci. Mi sono guardata
intorno, di giovani ce n’erano pochissimi, era tutta gente “adulta”, nel senso
che la media era dai cinquant’anni in su, perché l’adultità, intesa
come persona adulta, capace di analisi e di critica, ahimè, la raggiungono in
pochi. Di questo episodio mi ero quasi dimenticata, finché ecco la news n. 4
di Penna d’Autore dove il presidente Nicola Maglione riferisce che qualche
partecipante escluso alla prima selezione del concorso “Trofeo Penna
d’Autore”, ha addirittura chiesto di venir cancellato dalla mailing list o
comunque ha voluto far sapere di trovarsi in contrasto con l’operato della
giuria. È indiscutibile quest’ultima affermazione, dissentire con chi non
capisce o apprezza il nostro lavoro è umano, ma chi partecipa a concorsi di
genere artistico, dovrebbe sapere che la soggettività emozionale suscitata
dalle opere gioca un ruolo fondamentale. La scrittura è comunicazione: siamo
certi di essere così bravi a scrivere da trasmettere il messaggio così come
noi crediamo? Partecipare serve anche a questo, serve per mettersi alla prova,
serve per mettersi in gioco, serve per aprire il cuore, serve per capire cosa
arriva al lettore dalle nostre parole, serve a noi perché quando scriviamo e
crediamo nel nostro messaggio, non cambia niente se un concorso non lo
superiamo.
Uno sfogo dettato dalla ragione di fronte all’assurdità di alcune posizioni Carissimo Nicola e carissimi autori,
Se non dovessi entrare in finale non mi permetterò mai di contestare il responso della giuria Spett.le Associazione Penna d'Autore, Il vero valore di un Premio Letterario è quello di divulgare le opere finaliste
Egregio
Nicola Maglione,
Danilo
Tacchino
Sei messaggi, poche parole essenziali Certo mi sarebbe piaciuto essere nella lista, si prova sempre un certo
disagio - vincere è sempre meglio di partecipare - ho pensato che altri hanno
scritto cose migliori delle mie, perciò nessun risentimento. Scrivo da «escluso», non in preda a crisi di
scoramento: quando si partecipa ad un esame, può capitare di essere bocciati. Io vi voglio bene e basta. Quello che fate per
la poesia è raro e prezioso. Non vedo l'ora di trovare il tempo di scrivere e
di mandarvi anch'io del materiale da valutare.
Io sono fra i
semifinalisti e ne sono soddisfatta. Quando si partecipa ad un concorso ci
si mette in gioco. E in tutti i giochi c'è chi vince e c'è chi perde. Ma il
bello è vedere fin dove si arriva. Diamine, un po' di leggerezza d'animo può
rendere tutto più divertente! O no?
Cordialmente.
Anna
Frosali
Sono anch'io, purtroppo, una delle escluse e posso capire la delusione
provata.
Ho letto la vostra e-mail circa i commenti e
gli scoramenti dei non classificati. Io mi limito a dire che i due lavori
inviati al vostro «concorso» scritti da me, erano molto buoni e tuttavia non
sono stati scelti. Magari bisognerebbe placare gli animi dei numerosi e
forse un po' ingenui partecipanti, sui criteri e le modalità di selezione
adottati dalla vostra «giuria».
Sabrina Cicconi
Prima di pubblicare è importante imparare ad esprimersi bene
Credo sia inevitabile la delusione degli
esclusi. Molteplici sono i sistemi di valutazione: voi ne avete scelto uno,
sarebbe bello capire quale, non per polemizzare, ma per discutere
serenamente.
Sulla pubblicazione degli scritti in genere
resto un po' della mia idea, ma cerco di spiegarne i motivi, anticipando
che: è già molto che qualcuno legga qualcosa di "diverso" grazie a certe
iniziative come la vostra.
Il salto successivo non è facile per una serie
di ragioni. Ecco le principali, ai miei poveri occhi:
1) Gli autori sono moltissimi e, in linea
generale, hanno una preparazione approssimativa, cioè sono (siamo) più degli
orecchianti che altro. Il dilettante - ha poco tempo, ha premura, scrive
troppo - è portato alla parodia.
2) L'originalità costa fatica, richiede seria
preparazione. Si può scrivere per sfogarsi, ma questa non è automaticamente
letteratura. La letteratura è sublimazione, cioè per scrivere bene bisogna
saper scegliere fior da fiore, essere sintetici (concettualmente) e
significativi. Spesso il dilettante non è sintetico né significativo: è
noioso ed è un po' presuntuoso (anche senza saperlo: la nostra è una società
di presuntuosi, colpa della scolarizzazione selvaggia: incoraggia
l'analfabetismo mentale, premia la forma, l'apparenza).
3) L'editoria che conta sfrutta la modestia
speculativa dei lettori, acconciando il prodotto ai suoi fini economici. La
cultura non c'entra. Questa letteratura alla Wilbur Smith o, peggio, alla
Dan Brown - che si esprime come uno scolaro di terza elementare -
è un'offesa alle lettere, le quali, non lo si dirà mai abbastanza, non sono
un'accozzaglia di parole al servizio di immagini superficiali. La
letteratura vera è ricca di cose profonde: l'editoria fa nulla per
promuoverla, continua a girare intorno ai soliti nomi: in realtà propone e
ripropone NOMI non opere.
Sono numerosi i bravi scrittori che non vengono
mai ripubblicati. Ci si agita intorno a Pasolini e si trascurano Cardarelli
e Papini ad esempio.
Tuttavia chi ha qualcosa di veramente
importante da dire prima o poi ci riesce. Per arrivare all'importanza
autentica tocca però sputare sangue. Mi permetto ricordare che per esprimere
un concetto, Flaubert ci metteva anche dei mesi (vedi l'Educazione
sentimentale).
Ecco perché dico che va bene pubblicare, ma che
prima è meglio imparare ad esprimersi bene: una cosa estremamente difficile,
se si vuole che sia davvero significativa.
Forse esagero, ma non mi piacciono le mezze
misure. Spero solo che queste mie povere righe possano accendere qualche
lampadina, o darle una luce più intensa. Ce n'è bisogno.
Dario Lodi
È necessario fare una netta distinzione tra lo scrivere e il pubblicare
Ciao a tutti voi che considero, con espressione
forse giovanilistica, «amici di penna»: vi ricorderete quando sui giornali
per ragazzi comparivano, ma compaiono ancora, gli indirizzi di giovani
desiderosi di corrispondere da lontano per conoscersi, per conoscere realtà
diverse dalla propria, o anche una lingua diversa (oggi tutto questo lo
abbiamo a portata di mano, nella quotidianità, e quante difficoltà
troviamo!) Viene da pensare che la conoscenza del nuovo richiede
un'abitudine all'altro che forse l'interposizione della parola, prima della
fisicità, favorisce. Mah!
Non è di questo comunque che volevo parlare
(come il solito pensiero chiama pensiero e io divago), ma del dibattito che
nel nostro angolo di posta si sta svolgendo sulla necessità o meno di
pubblicare i propri scritti. Io personalmente faccio una netta distinzione
tra lo scrivere e il pubblicare. Cerco di spiegarmi meglio: per me scrivere
è una necessità (e spero che continui ad esserlo) assolutamente
imprescindibile dal mio vivere: mi serve per sedimentare le esperienze, per
trarne da esse solo gli aspetti che possono in qualche modo arricchire la
mia persona, per svuotare le emozioni anche di quei sentimenti esagerati che
di primo acchito le accompagnano, per rivedere a distanza di tempo,
situazioni magari vissute negativamente, ma che crescendo, maturando (e
perché no anche invecchiando) si rasserenano. O viceversa anche per dare
libero sfogo ai sentimenti e alle emozioni che magari non si possono dire,
ma che hanno bisogno di essere dette o per smorzare la pesantezza delle
parole parlate. Insomma, per me scrivere in certi momenti, è come prendere
una boccata d'aria pura.
Diverso, a mio parere, è il discorso del
pubblicare. Tante cose si frappongono tra il dire di sé e lo spogliarsi
davanti a tutti: innanzitutto l'accettazione di sé (mi posso dire agli
altri, perché nel bene o nel male accetto di essere così) e quindi una
libertà dal giudizio altrui; poi e di seguito, che quello che sento e vivo
io, magari attraverso esperienze diverse, è anche quello che sentono e
vivono o cercano altri e quindi la ricerca di una condivisione umana che
può molto arricchire se stessi e gli altri. E da ultimo l'incoraggiamento
che può essere la spinta ultima per una decisione ormai matura.
L'incoraggiamento può avvenire in mille modi, secondo me: dall'apprezzamento
di una persona stimata per il proprio lavoro, alla partecipazione a
concorsi, magari prima locali, di piccola portata per poi avanzare piano
verso altri più importanti e stare a guardare al risultato non tanto come
un'affermazione di sé, ma come ad un esame superato più o meno
brillantemente, o non superato, ma che comunque porta il giudizio di
esperti per continuare, migliorare, cercare su quella strada. Purtroppo,
almeno per quanto si rifà alla mia esperienza personale, non c'è altro modo
per far valutare il proprio operato che non sia questa partecipazione, a
meno che di avere la fortuna di conoscere la persona giusta disposta a
farlo.
Poi viene lo scoglio grosso che è quello
economico. Per cui se io pur condivido il parere di una persona che stimo
molto che afferma che «a un libro pubblicato può succedere di tutto, mentre
a un libro nel cassetto non succederà certamente niente» è pur vero che
l'impegno economico richiesto per fare questo salto è molto gravoso ed
estremamente incerto il risultato. Assolutamente scartato dalle grosse case
editrici, sostenuto nell'attuazione, ma non certo economicamente per ovvi
motivi dalle piccole. Allora che può fare l'autore in cerca di editore?...
Per me, che non sono di grossi rischi, ma neppure di nessun rischio, ho
scelto la strada offerta da questa Associazione: pubblicare a costi modesti,
tirature moderate, diffusione personale, qualche idea che in corso dei
lavori può sempre venire o essere suggerita... e stare a vedere che cosa
succede.
Ma comunque continuare a scrivere soprattutto
per sé.
Saluto tutti cordialmente e grazie per il tempo
che mi avete dedicato in questa lettura.
Danila Zaninelli
Il compito della Giuria può essere piacevole e nello stesso tempo ingrato Spett.le Associazione,
La Giuria di un Premio può anche sbagliare, ma chi ha talento prima o poi viene fuori
Trovo a dir poco sconcertante che
alcuni autori inviino le loro opere a un concorso letterario e abbiano da
ridire sull’operato della giuria. Sulla base di che cosa si lamentano, loro
che non hanno letto tutti gli elaborati partecipanti al concorso? Dal
momento in cui non li conoscono, ogni considerazione è del tutto vana e
persino ridicola.
Ricordiamo le parole di quel signore toscano: «Non ragionar di lor, ma guarda e passa»
Gentile Presidente,
non mi stupisco delle reazioni, tutti partecipano per vincere, per avere una segnalazione, ma non tutti ci riescono. È una gara e come tale va considerata. E se mia madre non comparirà nei primi dieci non succederà nulla, la giuria è insindacabile e va rispettata. Pace, si riprova il prossimo anno con un'altra pubblicazione.
Per quelli non classificati nei primi dieci
valgono le parole espresse, illo tempore, da quel signore toscano: «Non
ragionar di lor, ma guarda e passa».
Monica Bertolotto Guglielmotto I
È presuntuoso esprimere il proprio disaccordo sul giudizio della Giuria
Gentile Signor
Nicola Maglione,
ho letto il
notiziario N. 4 e non riesco a trattenermi dall'esprimere la mia opinione
in merito alle reazioni di alcuni concorrenti.
A me, ha fatto
molto piacere leggere il mio nome tra i semifinalisti, ma non griderò
certo allo scandalo se non comparirà tra i primi dieci della classifica,
dal momento che, non avendo letto le opere degli altri concorrenti,
esprimere il mio disaccordo sull'operato della giuria, mi parrebbe, a dir
poco, un atteggiamento presuntuoso!
Beh, volevo
dirLe questo ed esprimerLe simpatia anche per il Suo impegno.
Le sono grata
per tutto ciò che fa per noi autori e per la stima che ha nei miei
confronti.
La saluto
molto cordialmente e spero di rivederLa alla festa della premiazione che
si terrà nel maggio prossimo, ed alla quale spero di poter partecipare qualunque
sarà il risultato che otterrò.
Anna Maria Frascaroli
L'importante è sentirsi apprezzati nel mondo della poesia Gentile Presidente,
Egregio Presidente,
Dall'ultimo Notiziario di Penna d'Autore ho visto il mio nominativo tra gli autori semifinalisti nella sezione narrativa edita.
La notizia mi ha fatto immenso piacere, perché
il romanzo che ho inviato sta veramente riscuotendo un discreto successo,
specialmente nella capitale. È uscito proprio in contemporanea alla Fiera
del Libro di Torino dello scorso anno e per me sarebbe veramente una
soddisfazione poter ritornare in altra veste in questa città.
Sarebbe inoltre un bel riconoscimento anche per
il mio editore, che sarà presente in Fiera il prossimo mese di maggio, e che
ha «scovato» la mia storia tra 500 opere che gli erano state inviate.
Un cordialissimo saluto
Maria Teresa Cipri
C'è una necessità palpabile di amore, per questo il poeta deve esserne il portavoce Un caro saluto a voi tutti.
L'impegno del nipote di Lucia Parrinello di continuare a mantenere viva la Sua poesia
Cari amici,
Avrei voluto scrivere singolarmente a ciascuno di Voi, tutti mi chiedono notizie e tutti si attendono attraverso noi un segno della presenza di Lucia.
Il compito che mi sono assegnato da solo è
piuttosto arduo, considerato che non ho la penna e la vena poetica di Lucia
e soprattutto che non ho il tempo per poterlo fare, né tantomeno il Suo
cuore.
Ho
giurato però a me stesso ed a Lei che mi aveva appena lasciato che farò
tutto quanto nelle mie possibilità affinché non si disperda quell'enorme
patrimonio culturale ed umanità che ha piantato nelle nostre anime.
Era un desiderio di Zia, estrinsecato nelle sue
volontà testamentarie che a me venissero affidati tutti i suoi libri e che
gli stessi rimanessero a casa mia a disposizione di chiunque volesse
leggerli e/o consultarli. Sto cercando di assolvere a questo impegno
inserendo nel sito di Zia Lucia, modificato appunto per questa necessità
alcune delle sue opere, speriamo di ultimare il lavoro entro la fine del
corrente anno.
Purtroppo, come dicevo, non ho le capacità e mi
mancano i mezzi ed il tempo, sono un uomo di 53 anni con due figlie in età
scolare ed un lavoro che riempie quasi tutta la giornata ed a volte anche
oltre. Ma non importa, in attesa della meritata pensione che salvo
imprevisti dovrebbe arrivare tra circa cinque anni, seppure artigianalmente
e modestamente farò il possibile per continuare a mantenere vivo il ricordo
di Lucia.
Perdonatemi tutti, quindi, se in questa
occasione mi limito a girare a tutti Voi, per brevità, una lettera
che sebbene indirizzata ad una persona sola nella mia mente e nel mio cuore
era stata scritta per tutti Voi.
Gentile Poetessa,
come promesso Le invio l’immaginetta della zia e l’ultimo libro scritto, non avendo avuto conferma che Lei lo avesse già ricevuto. La ringrazio enormemente per il pensiero che ha avuto e per la stima e l’affetto che la legava alla Zia. Mi dispiace tanto per le modalità con le quali ha appreso la triste notizia ma mi creda una delle prime cose che ho curato personalmente è stato comunicare a tutti i suoi corrispondenti l’accaduto, anche con l’ausilio del computer di Lucia e quindi della Sua posta elettronica. Nel Suo caso non sono riuscito a trovare l’indirizzo tra la marea di nominativi, istituzioni, amici e dati inseriti alla rinfusa tra le cose di Zia Lucia. Io ero il Suo nipote prediletto, ed in quanto tale ho avuto il privilegio di accompagnarLa durante il Suo viaggio… anche l’ultimo!! (purtroppo). I Suoi veri e meravigliosi compagni di viaggio però siete stati Voi, Voi Poeti, Voi scrittori, Voi benefattori, Voi amici disinteressati che avete condiviso e che condividete i Suoi ideali e la Sua umanità e generosità e che avete contribuito a rendere meno pesanti le Sue giornate e la solitudine delle Sue “Notti Bianche”. Mia Zia ha lasciato però il suo bagaglio, fatto di sofferenza e di sacrificio ma pieno di amore, poesia, fede… e speranza... che non venga disperso e che qualcuno ne prenda cura. Anche se indegnamente e pur non avendone le capacità, il tempo e l’esperienza della cara Zia, per quanto sia in grado con le mie misere forze e quelle di qualche altro volenteroso, cercherò di portare avanti il Suo disegno o quanto meno sarò il custode dei suoi ricordi che porterò sempre con me. A tale proposito Le comunico che già fin d’ora è visibile in internet il sito www.ilclubdeinipotini.eu, che è nato tra le braccia di Zia ma che adesso è cullato dalle nostre, sito dove è possibile (anche se è in continuo aggiornamento) interagire con tutti noi nipoti ed amici e dove cerchiamo di mantenere vivo il suo ricordo, con la speranza di ricevere da Voi amici di Zia una ulteriore testimonianza di stima ed affetto: una poesia o un ricordo da inserire in una raccolta che potrei far pubblicare il prossimo Natale. Il tema potrebbe essere «La gratitudine». Confido tanto nel Vostro aiuto, anche perché penso ed a questo punto lo si è capito dalla forma della presente, non sono un poeta né uno scrittore e per quanti sforzi faccia, nonostante intinga la penna nel cuore, non riesco a trasformare in parole il mio stato d'animo ed il mio pensiero. Resto in attesa di conoscere il Suo pensiero e nell'attesa fraternamente l'abbraccio. Paolo Iacona |