La posta degli Autori

 

INDIRIZZATE LE VOSTRE LETTERE A UNA DI QUESTE DUE E-MAIL:
ali@pennadautore.it oppure
associazione@pennadautore.it

 

Un grande dolore può essere annullato con un gesto di carità

Gent.mo Sig. Nicola Maglione,
è per caso che sono venuta a conoscenza del «Trofeo Penna d'Autore», e mi sono interessata ad esso  perché mi dava la possibilità di partecipare ad una iniziativa finalizzata ad aiutare le persone che ne hanno bisogno. Mi sentivo già gratificata per aver inviato la poesia e aderito versando la quota. Poi un bel giorno ho ricevuto una lettera,  nella quale venivo avvisata che la mia poesia era stata selezionata per essere inserita nell'Antologia. Ho sempre scritto molto volentieri, ma per descrivere la gioia che ho provato leggendo la lettera non riesco a  trovare le parole. Non per il momento di gloria poetica ma perché quella preghiera, frutto come tante altre mie poesie del dolore che non accenna a diminuire dalla morte di mia madre, era stata scelta per essere utilizzata a scopo benefico; in un attimo ho tradotto la mia sofferenza, con il sorriso che può nascere sul viso di chi verrà aiutato grazie alla vendita che si farà. 

Una sofferenza  che può annullare un'altra sofferenza  è come se non esistesse, questo è il pensiero che mi sta aiutando molto. 
Ringraziando per questa opportunità e per l'attenzione,  invio un caro saluto
Renata Crespi

 

Facciamo in modo che i nostri figli sappiano esprimere le loro emozioni e... riconoscerle

Egregio Presidente,
fin da piccoli ci viene insegnato a parlare, leggere, contare... Poi andiamo a scuola e continuano ad insegnarci a ricordare, a calcolare... E a sentire? Chi ci educa alle emozioni in modo consapevole? Questo traguardo ci vede autodidatti. Sento al TG che un bambino recita a memoria i versi della Divina Commedia! Da brivido! E magari i genitori sono anche soddisfatti ed orgogliosi del proprio operato!
Io ho un bimbo di 5 anni ed una bimba di quasi 3 mesi. Alla piccola Annachiara sto insegnando a sorridere... al piccolo-grande Vittorio ad esprimere le sue emozioni, a riconoscerle... Ed è un lavoro davvero difficile... perché vede impegnata a crescere innanzitutto me stessa. Farò tantissimi sbagli nel mio ruolo di madre, ma almeno vorrei creare nella mia casa un clima sereno perché poi i miei figli decidano di imparare a calcolare... memorizzare... ed amino farlo...
Marcella Testa

 

Ma davvero gli artisti sono così fragili da spezzarsi subito se non superano un concorso?

Un mese fa circa, sono stata invitata ad assistere alla premiazione di un concorso di pittura e scultura. Ci sono andata volentieri, anche perché spesso mi capita che le immagini sollecitino la parola, rendendo questi incontri vere fonti di ispirazione. All’inizio di tutto, prima di cominciare a leggere i nomi dei vincitori (la classifica era rimasta segreta fino a quel momento), il critico d’arte, presidente della giuria e commentatore delle opere, ha fatto una precisazione che mi ha lasciata allibita. Ha pregato coloro che NON erano tra i vincitori, di evitare di fare sceneggiate e di rivolgersi a lui alla fine della premiazione per qualsiasi rimostranza. Sul volto mi si è dipinto immediato un sorriso «Cosa vuol dire?» chiedo a una delle organizzatrici del premio che era vicino a me. «Quello che ha detto - mi ha risposto -. Tutti pensano di essere i migliori. Ho assistito a scene pietose, di gente che se ne è andata urlando nel bel mezzo di una cerimonia». Non potevo crederci. Mi sono guardata intorno, di giovani ce n’erano pochissimi, era tutta gente “adulta”, nel senso che la media era dai cinquant’anni in su, perché l’adultità, intesa come persona adulta, capace di analisi e di critica, ahimè, la raggiungono in pochi. Di questo episodio mi ero quasi dimenticata, finché ecco la news n. 4 di Penna d’Autore dove il presidente Nicola Maglione riferisce che qualche partecipante escluso alla prima selezione del concorso “Trofeo Penna d’Autore”, ha addirittura chiesto di venir cancellato dalla mailing list o comunque ha voluto far sapere di trovarsi in contrasto con l’operato della giuria. È indiscutibile quest’ultima affermazione, dissentire con chi non capisce o apprezza il nostro lavoro è umano, ma chi partecipa a concorsi di genere artistico, dovrebbe sapere che la soggettività emozionale suscitata dalle opere gioca un ruolo fondamentale. La scrittura è comunicazione: siamo certi di essere così bravi a scrivere da trasmettere il messaggio così come noi crediamo? Partecipare serve anche a questo, serve per mettersi alla prova, serve per mettersi in gioco, serve per aprire il cuore, serve per capire cosa arriva al lettore dalle nostre parole, serve a noi perché quando scriviamo e crediamo nel nostro messaggio, non cambia niente se un concorso non lo superiamo.
Ora mi domando: quanto di ciò che viene scritto e proposto ai concorsi nasce dal cuore, e quanto dalla voglia di protagonismo? Anch’io come tutti voi partecipo a concorsi letterari, e in molti ottengo buone posizioni, in altri nessuna. E allora? Credo in ciò che scrivo, ho fiducia in me stessa, il mio lavoro non vale di meno se non supero i concorsi. Certo, se però non se ne passa proprio nessuno forse è il caso di mettersi in discussione, forse non si sta lavorando così bene come si crede. Se sono una persona adulta faccio un passo indietro e cerco di capire dove sbaglio, se non lo sono scarico sugli altri la mia insoddisfazione. Ma penso che tra i partecipanti di questo concorso ci siano tutti poeti in gamba, semplicemente bisogna scegliere, e capire che se si partecipa in cento e i premiati devono essere 10, novanta dovranno essere lasciati fuori. Mi ha proprio delusa leggere quella news. Davvero gli artisti sono così fragili da spezzarsi subito se non superano un concorso? Davvero ci sono poeti che hanno la presunzione di essere meglio di altri dimenticando che l’emozione non ha forma, non ha colore, non ha odore e che ogni volta che si prova a descriverla è un’unica volta, rendendo ogni poesia un’opera irripetibile ma forse non percepibile allo stesso modo dall’altra parte? Può il poeta che ha il dono di vedere ciò che altri non vedono, di dare voce a chi non ne ha, di raccontare l’invisibile, di penetrare l’anima, di volare nel sogno, desiderare di essere il centro del mondo? O forse questi non sono poeti.
Giuseppina Ranalli

 

Uno sfogo dettato dalla ragione di fronte all’assurdità di alcune posizioni

Carissimo Nicola e carissimi autori,
dire che sono rimasta stupita ed anche amareggiata nel leggere che sono giunte proteste ed addirittura richieste di cancellazione dalla mailing list di PENNA D’AUTORE, in seguito alla comunicazione dei nomi dei semifinalisti, è dire poco. (Ha ragione il Presidente Nicola Maglione, quando si chiede che cosa succederà quando appariranno i nomi dei vincitori!?).
Partecipare ai concorsi e sperare di vincere o, per lo meno, di ottenere dei buoni risultati, è una legittima aspirazione, come è giusto possedere una certa autostima e ritenere che le proprie opere siano meritevoli di riconoscimento: sarebbe strano il contrario!
Scriviamo per noi stessi, ma anche per comunicare e, perché no, per ottenere delle gratificazioni, ma da qui a “PRETENDERE” di essere fra coloro che hanno ottenuto la vittoria, o per lo meno, di essere inseriti fra i migliori, ce ne corre!!!
Cerchiamo di ragionare con un po’ di buon senso, o, almeno, usando la logica:
1.  TUTTI DESIDERIAMO VINCERE.
2. SAREBBE BELLO SE QUESTO POTESSE AVVENIRE.
3. VISTO CHE SIAMO IN TANTI A PARTECIPARE AI CONCORSI (E NON SOLTANTO A QUELLI LETTERARI), SI RENDE NECESSARIA UNA CLASSIFICA E, QUINDI, UN ORDINE, DOVE ESISTERÀ UN PRIMO, UN SECONDO E COSI’ VIA, SALVO QUALCHE EX-AEQUO.
4. SE TUTTI ARRIVASSIMO ALLO STESSO RISULTATO, SAREBBE PERFETTAMENTE INUTILE BANDIRE DEI CONCORSI, DI QUALSIASI TIPO.
5. I COMPONENTI DELLE GIURIE SONO ESSERI UMANI E QUINDI SOGGETTI NON SOLTANTO A DEGLI ERRORI, ANCHE SE DEFINIRLI TALI, IN QUESTI CASI, NON È ESATTO, MA, SOPRATTUTTO, CON DEI GUSTI E DEI PARAMETRI, CHE SONO SOGGETTIVI, OLTRE A DOVER  SEGUIRE DELLE REGOLE OGGETTIVE, COME PRETENDERE  LA SCRITTURA IN UN BUON ITALIANO E, PUR NEL   RISPETTO ASSOLUTO DELLE IDEE PERSONALI, UN MESSAGGIO CHE NON SIA CONTRARIO ALLA MORALE.
6. UNA STESSA OPERA, GIUDICATA DA GIURIE DIVERSE, PUO’ SPAZIARE DA UN PRIMO POSTO, AD UN RISULTATO NEGATIVO, A RIPROVA DI QUANTO ESPRESSO AL PUNTO N. 6.
7. OLTRE A POSSEDERE L’AUTOSTIMA, SAREBBE  NECESSARIO FARE ANCHE UNA SINCERA ED ONESTA AUTOCRITICA: NON TUTTO QUELLO CHE SCRIVIAMO PUO’ PIACERE A TUTTI, AL LIMITE, POTREBBE ANCHE NON PIACERE A NESSUNO, NONOSTANTE A NOI POSSA  SEMBRARE DI AVER SCRITTO QUALCOSA DI MERAVIGLIOSO. SI SA CHE I NOSTRI SCRITTI SONO NOSTRE CREATURE E, COME TALI, LE AMIAMO TUTTE, QUESTO NON SIGNIFICA CHE LE AMINO ANCHE COLORO CHE LE LEGGONO.
8. SE SIAMO AUTORI E POETI DOVREMMO SCRIVERE ANCHE PER IL PIACERE DI FARLO E NON PER L’ESCLUSIVO DESIDERIO DI VITTORIA ED AFFERMAZIONE, RIPETO, PIU’ CHE LEGITTIMA.
9. DOVREMMO, SOPRATTUTTO, SAPER PERDERE (ANCHE SE NON CLASSIFICARSI NON È UN FALLIMENTO, NE’ PERSONALE, NE’ PROFESSIONALE), TRATTANDO “IL SUCCESSO E LA SCONFITTA COME DUE IMPOSTORI”, PER CITARE, INDEGNAMENTE R. KIPLING.
10. SE NON SIAMO CAPACI DI TUTTO QUESTO, OLTRE A NON ESSERE LE PERSONE CHE CI RITENIAMO DI ESSERE, POTREMMO ALMENO NON DIMOSTRARE LA NOSTRA ACREDINE, SINTOMO DI SCARSA SENSIBILITÀ E CONTRARIA AL CUORE DI UN POETA.
11. TUTTO QUELLO CHE HO SCRITTO, APPARE ANCHE A ME SCONTATO, QUASI BANALE, ADDIRITTURA LAPALISSIANO, MA, EVIDENTEMENTE, NON È COSI’, VISTE LE PROTESTE ESAGERATE.
12. SE SCRIVO TUTTO QUESTO È PERCHÈ PARTECIPO ANCH’IO AI CONCORSI, CON RISULTATI ALTERNI, ANCHE PER LA STESSA OPERA E QUINDI PARLO CON COGNIZIONE DI CAUSA ED HO FATTO PARTE ANCHE DI QUALCHE GIURIA E SO QUANTO SIA DIFFICILE “GIUDICARE”.
13. IL POETA È CITATO SEMPRE PER LA SUA SENSIBILITÀ, CERCHIAMO DI NON VANIFICARE IL NOSTRO MESSAGGIO, COMPORTANDOCI DA PERSONE VIZIATE E PIENE DI SÈ.
14. SE CI METTIAMO IN GIOCO, IMPARIAMO A GIOCARE, ALTRIMENTI SEDIAMOCI IN UN CANTUCCIO, DA SOLI,  A LEGGERE QUANTO SCRIVIAMO ED A RIPETERCI, CONTINUAMENTE, QUANTO SIAMO BRAVI, COSI’ NON RIMARREMO DELUSI, MA NON IMPAREREMO MAI A CRESCERE.
15. L’UMILTÀ DOVREBBE ESSERE LA NOSTRA PIU’ GRANDE VITTORIA!
Mi scuso per lo sfogo e per la lunghezza della lettera, ma non ho saputo trattenermi di fronte all’assurdità di certe reazioni.
Un saluto a tutta l’Associazione, con l’augurio a noi tutti di migliorare e di crescere, con serenità.
Mariateresa Biasion Martinelli
 

 

Se non dovessi entrare in finale non mi permetterò mai di contestare il responso della giuria

Spett.le Associazione Penna d'Autore,
ho appena letto con rammarico le recriminazioni di coloro che non sono arrivati in semifinale e volevo farVi sapere che trovo questo comportamento scorretto e davvero poco umile.
Il mio libro è arrivato semifinalista alla sezione A e per me è stata una bellissima sorpresa (non Vi avevo scritto per non disturbare), ma non mi permetterei mai di contestare i risultati quando verranno scelti i 10 libri più belli. Siamo 35 semifinalisti e 25 di noi verranno giustamente scartati, questa è una cosa logica nei concorsi e chiunque partecipi deve saper accettare anche la sconfitta.
La giuria ha la competenza per giudicare chi è più meritevole e nessun autore può essere così superbo da ritenere il suo libro migliore degli altri... senza nemmeno averli letti poi!
Mi dispiace notare questa poca sportività nei miei «colleghi» di avventura, che probabilmente hanno partecipato dando per scontato di arrivare almeno in semifinale. Io, invece, ho trovato il mio nome nell'elenco con immenso stupore, perché si tratta della mia prima pubblicazione e non pensavo mai di riscuotere un simile successo.
Arrivare in semifinale è un risultato splendido e Vi ringrazio davvero per l'apprezzamento.
In risposta alla Vostra ultima frase, volevo rassicurarVi sul fatto che, qualora il mio libro non arrivasse in finale, non mi permetterò mai di contestare il responso della giuria e continuerò a ricevere con piacere il vostro notiziario.
Se, invece, dovessi arrivare tra i primi 10 sarei al settimo cielo e mi piacerebbe che gli altri poeti leggessero il mio libro senza pegiudizi, come farei io coi libri dei vincitori.
RingraziandoVi ancora tanto, porgo cordiali saluti.
Vanessa Vallascas

 

Il vero valore di un Premio Letterario è quello di divulgare le opere finaliste

Egregio Nicola Maglione,
su questo punto avrei una veloce riflessione da fare. Io sono uno degli esclusi ma per questo non mi sono nemmeno sognato di pensare ad una rivalsa anche solo morale o di sensazione, per via di una semplice logica che è questa.
Nell'ambito  di un Premio letterario nessuno è meglio di un altro. È semplicemente maggiormente compreso o meno, a seconda del momento e luogo in cui la sua espressione si manifesta. La vera bravura si può verificare sulla lunga distanza, cioè nel tempo, nella tenacia e nella quantità di comprensione e autorevolezza. Se questa comprensione manca in un evento, vuol dire che non è scoccata  l'alchimia giusta tra i lettori giurati e l'opera dell'autore. Questi giurati, cinque o sei che siano,  non sono  espressione di tutto il popolo letterario. Vuol dire semplicemente che con quel gruppo di persone  che hanno giudicato non esiste il feeling letterario giusto. Il problema  può nascere se sempre in ogni caso, avviene questa deprivazione. Questo  discorso lo conosco bene  facendo parte di  giurie e presiedendone una, quindi non ritengo opportuno sentirmi deluso o deprivato, perché il popolo dei lettori e degli appassionati di letterature è molto vasto, eterogeneo ed espressivamente diverso. Quello che però ritengo sia il vero valore aggiunto che un premio debba dare, sia di portare avanti in tutta la sua espressione quei finalisti vincitori che devono avere non solo un semplice premio, ma tutto l'apporto di  quell'organizzazione letteraria che li ha premiati  e che quindi deve credere in loro per farli crescere ed operare al meglio nella divulgazione della loro opera. Questo è il vero punto, non un semplice premietto che passa e lascia il suo tempo.

Danilo Tacchino

 

Sei messaggi, poche parole essenziali

Certo mi sarebbe piaciuto essere nella lista, si prova sempre un certo disagio - vincere è sempre meglio di partecipare - ho pensato che altri hanno scritto cose migliori delle mie, perciò nessun risentimento.
Alla prossima.
Carla De Angelis

Scrivo da «escluso», non in preda a crisi di scoramento: quando si partecipa ad un esame, può capitare di essere bocciati.
Complimenti ai promossi.
Enrico Rigamonti

Io vi voglio bene e basta. Quello che fate per la poesia è raro e prezioso. Non vedo l'ora di trovare il tempo di scrivere e di mandarvi anch'io del materiale da valutare.
Serena Savini

Io sono fra i semifinalisti e ne sono soddisfatta. Quando si partecipa ad un concorso ci si mette in gioco. E in tutti i giochi c'è chi vince e c'è chi perde. Ma il bello è vedere fin dove si arriva. Diamine, un po' di leggerezza d'animo può rendere tutto più divertente! O no?
Cordialmente.
Anna Frosali

Sono anch'io, purtroppo, una delle escluse e posso capire la delusione provata.
Sfortunatamente non sempre si può piacere a tutti. Anche il libro che vi ho inviato ha ricevuto parecchi premi da altri concorsi, ma non il  Vostro. Sarà per la prossima volta.
Cordiali saluti.
Graziella Naurath

Ho letto la vostra e-mail circa i commenti e gli scoramenti dei non classificati. Io mi limito a dire che i due lavori inviati al vostro «concorso» scritti da me, erano molto buoni e tuttavia non sono stati scelti. Magari bisognerebbe placare gli animi dei numerosi e forse un po' ingenui partecipanti, sui criteri e le modalità di selezione adottati dalla vostra «giuria».
Sabrina Cicconi

Prima di pubblicare è importante imparare ad esprimersi bene

Credo sia inevitabile la delusione degli esclusi. Molteplici sono i sistemi di valutazione: voi ne avete scelto uno, sarebbe bello capire quale, non per polemizzare, ma per discutere serenamente.  
Sulla pubblicazione degli scritti in genere resto un po' della mia idea, ma cerco di spiegarne i motivi, anticipando che: è già molto che qualcuno legga qualcosa di "diverso" grazie a certe iniziative come la vostra.
Il salto successivo non è facile per una serie di ragioni. Ecco le principali, ai miei poveri occhi:  
1) Gli autori sono moltissimi e, in linea generale, hanno una preparazione approssimativa, cioè sono (siamo) più degli orecchianti che altro. Il dilettante - ha poco tempo, ha premura, scrive troppo - è portato alla parodia.  
2) L'originalità costa fatica, richiede seria preparazione. Si può scrivere per sfogarsi, ma questa non è automaticamente letteratura. La letteratura è sublimazione, cioè per scrivere bene bisogna saper scegliere fior da fiore, essere sintetici (concettualmente) e significativi. Spesso il dilettante non è sintetico né significativo: è noioso ed è un po' presuntuoso (anche senza saperlo: la nostra è una società di presuntuosi, colpa della scolarizzazione selvaggia: incoraggia l'analfabetismo mentale, premia la forma, l'apparenza). 
3) L'editoria che conta sfrutta la modestia speculativa dei lettori, acconciando il prodotto ai suoi fini economici. La cultura non c'entra. Questa letteratura alla Wilbur Smith o, peggio, alla Dan Brown - che si esprime come uno scolaro di terza elementare - è un'offesa alle lettere, le quali, non lo si dirà mai abbastanza, non sono un'accozzaglia di parole al servizio di immagini superficiali. La letteratura vera è ricca di cose profonde: l'editoria fa nulla per promuoverla, continua a girare intorno ai soliti nomi: in realtà propone e ripropone NOMI non opere. 
Sono numerosi i bravi scrittori che non vengono mai ripubblicati. Ci si agita intorno a Pasolini e si trascurano Cardarelli e Papini ad esempio.  
Tuttavia chi ha qualcosa di veramente importante da dire prima o poi ci riesce. Per arrivare all'importanza autentica tocca però sputare sangue. Mi permetto ricordare che per esprimere un concetto, Flaubert ci metteva anche dei mesi (vedi l'Educazione sentimentale).  
Ecco perché dico che va bene pubblicare, ma che prima è meglio imparare ad esprimersi bene: una cosa estremamente difficile, se si vuole che sia davvero significativa.  
Forse esagero, ma non mi piacciono le mezze misure. Spero solo che queste mie povere righe possano accendere qualche lampadina, o darle una luce più intensa. Ce n'è bisogno.  
Dario Lodi    

 

È necessario fare una netta distinzione tra lo scrivere e il pubblicare

Ciao a tutti voi che considero, con espressione forse giovanilistica, «amici di penna»: vi ricorderete quando sui giornali per ragazzi comparivano, ma compaiono ancora, gli indirizzi di giovani  desiderosi di corrispondere da lontano per conoscersi, per conoscere realtà diverse dalla propria, o anche una lingua diversa (oggi tutto questo lo abbiamo a portata di mano, nella quotidianità, e quante difficoltà troviamo!) Viene da pensare che la conoscenza del nuovo richiede un'abitudine all'altro che forse l'interposizione della parola, prima della fisicità, favorisce. Mah!
Non è di questo comunque che volevo parlare (come il solito pensiero chiama pensiero e io divago), ma del dibattito che nel nostro angolo di posta si sta svolgendo sulla necessità o meno di pubblicare i propri scritti. Io personalmente faccio una netta distinzione tra lo scrivere e il pubblicare. Cerco di spiegarmi meglio: per me scrivere è una necessità (e spero che continui ad esserlo) assolutamente imprescindibile dal mio vivere: mi serve per sedimentare le esperienze, per trarne da esse solo gli aspetti che possono in  qualche modo arricchire la mia persona, per svuotare le emozioni anche di quei sentimenti esagerati che di primo acchito  le accompagnano, per rivedere a distanza di tempo, situazioni magari vissute negativamente, ma che crescendo, maturando (e perché no anche invecchiando) si rasserenano. O viceversa anche per dare libero sfogo ai sentimenti e alle emozioni che magari non si possono dire, ma che hanno bisogno di essere dette o per smorzare la pesantezza delle parole parlate. Insomma, per me scrivere in certi momenti, è come prendere una boccata d'aria pura.
Diverso, a mio parere, è il discorso del pubblicare. Tante cose si frappongono tra il dire di sé e lo spogliarsi davanti a tutti: innanzitutto l'accettazione di sé (mi posso dire agli altri, perché nel bene o nel male accetto di essere così) e quindi una libertà dal giudizio altrui; poi e di seguito, che quello che sento e vivo io, magari attraverso esperienze diverse, è anche quello che sentono e vivono o cercano altri e quindi la ricerca di  una condivisione umana che può molto arricchire se stessi e gli altri. E da ultimo l'incoraggiamento che può essere la spinta ultima per una decisione ormai matura. L'incoraggiamento può avvenire in mille modi, secondo me: dall'apprezzamento di una persona stimata per il proprio lavoro, alla partecipazione a concorsi, magari prima locali, di piccola portata per poi avanzare piano verso altri più importanti e stare a guardare al risultato non  tanto come un'affermazione di sé, ma come ad un esame superato più o meno brillantemente, o non superato,  ma che comunque porta il giudizio di esperti per continuare, migliorare, cercare su quella strada. Purtroppo, almeno per quanto si rifà alla mia esperienza personale, non c'è altro modo per far valutare il proprio operato che non sia questa partecipazione, a meno che di avere la fortuna di conoscere  la persona giusta disposta a farlo.
Poi viene lo scoglio grosso che è quello economico. Per cui se io pur condivido il parere di una persona che stimo  molto che afferma che «a un libro pubblicato può succedere di tutto, mentre a un libro nel cassetto non succederà certamente niente» è pur vero che l'impegno economico richiesto per fare questo salto è molto gravoso ed estremamente incerto il risultato. Assolutamente scartato dalle grosse case editrici, sostenuto nell'attuazione, ma non certo economicamente per ovvi motivi dalle piccole. Allora che può fare l'autore in  cerca di editore?... Per me, che non sono di grossi rischi, ma neppure di nessun rischio, ho scelto la strada offerta da questa Associazione: pubblicare a costi modesti, tirature moderate, diffusione personale, qualche idea che in corso dei lavori può sempre venire o essere suggerita... e stare a vedere che cosa succede.
Ma comunque continuare a scrivere soprattutto per sé.
Saluto tutti cordialmente e grazie per il tempo che mi avete dedicato in  questa lettura.
Danila Zaninelli

 

Il compito della Giuria può essere piacevole e nello stesso tempo ingrato

Spett.le Associazione,
ho letto la Vostra comunicazione che riguarda la delusione degli esclusi. Personalmente ero convinta che non sarei entrata neppure nei semifinalisti, considerata anche la grande partecipazione di concorrenti, per cui la mia gioia è stata tanta! È chiaro che se entrassi anche nei finalisti la gioia sarebbe ancora più grande, ma non oso sperare tanto e comunque è stato bello poter partecipare. Soprattutto Vi ringrazio per l'impegno sia dell'organizzazione che della Giuria che ha un compito piacevole ed ingrato nello stesso tempo.
Buon lavoro e ancora tanti ringraziamenti
Rosanna Balocco Bassetti 

 

La Giuria di un Premio può anche sbagliare, ma chi ha talento prima o poi viene fuori

Trovo a dir poco sconcertante che alcuni autori inviino le loro opere a un concorso letterario e abbiano da ridire sull’operato della giuria. Sulla base di che cosa si lamentano, loro che non hanno letto tutti gli elaborati partecipanti al concorso? Dal momento in cui non li conoscono, ogni considerazione è del tutto vana e persino ridicola.
Ma anche qualora un autore riuscisse a leggere tutti gli elaborati in concorso, sarà sempre la sua valutazione soggettiva e auto-celebrativa a fargli dire: «Come osano classificare il signor XY prima di me?»
Nel momento in cui si partecipa a un concorso ci si rimette al giudizio inappellabile della giuria selezionata: c’è scritto nel regolamento di tutti i concorsi di questo mondo ed è giusto che sia così. Tra l’altro, vorrei sottolineare il lavoro oscuro, faticoso, non remunerato e ben poco gratificante di questi giurati che si leggono migliaia di pagine fra le quali, immagino, non siano molte quelle di alto livello che almeno facciano passare loro un’ora lieta.
La singola giuria può sbagliare? Certo! Ma che importa? Se hai talento, prima o poi troverai una giuria che apprezzerà il tuo lavoro. Per cui, il vero problema è avere talento, non chi siano o sulla base di quali criteri i giurati si esprimono.
In conclusione, inviterei tutti coloro che si sono lamentati: a) anzitutto a leggersi tutte le opere pervenute ai giurati prima di giudicarne l’operato; b) ad accettare che i giurati abbiano gusti letterari diversi dai loro; c) a cercare di sviluppare il loro talento e a spedire i loro lavori a centinaia di concorsi; d) a cominciare a pensare di non essere dei nuovi Dostoevskij se dopo centinaia di partecipazioni nessuna giuria ha apprezzato le loro opere.
Cordiali saluti e buon lavoro a tutti.
Daniele Bondi

 

Ricordiamo le parole di quel signore toscano: «Non ragionar di lor, ma guarda e passa»

Gentile Presidente,
non mi stupisco delle reazioni, tutti partecipano per vincere, per avere una segnalazione, ma non tutti ci riescono. È una gara e come tale va considerata. E se mia madre non comparirà  nei primi dieci non succederà nulla, la giuria è insindacabile  e va rispettata. Pace, si riprova il prossimo anno con un'altra pubblicazione.
Per quelli non classificati nei primi dieci valgono le parole espresse, illo tempore, da quel signore toscano: «Non ragionar di lor, ma guarda e passa».
Monica Bertolotto Guglielmotto I

 

È presuntuoso esprimere il proprio disaccordo sul giudizio della Giuria

Gentile Signor Nicola Maglione, 
ho letto il notiziario N. 4 e non riesco a trattenermi dall'esprimere la mia opinione in merito alle reazioni di alcuni concorrenti.
A me, ha fatto molto piacere leggere il mio nome tra i semifinalisti, ma non griderò certo allo scandalo se non comparirà tra i primi dieci della classifica, dal momento che, non avendo letto le opere degli altri concorrenti, esprimere il mio disaccordo sull'operato della giuria, mi parrebbe, a dir poco, un atteggiamento presuntuoso!
Beh, volevo dirLe questo ed esprimerLe simpatia anche per il Suo impegno.
Le sono grata per tutto ciò che fa per noi autori e per la stima che ha nei miei confronti.
La saluto molto cordialmente e spero di rivederLa alla festa della premiazione che si terrà nel maggio prossimo, ed alla quale spero di poter partecipare qualunque sarà il risultato che otterrò. 
Anna Maria Frascaroli

 

L'importante è sentirsi apprezzati nel mondo della poesia

Gentile Presidente,
anch'io non sono rientrata tra le semifinaliste. Inizialmente ho provato una forte delusione e ritengo sia umano e ovvio per chi, come me, scrive col cuore. A differenza di molti però non me ne sono fatta un cruccio e non ritengo dignitoso offendere chi ha l'arduo compito di giudicare l'operato altrui: è un concorso e in quanto tale include l'eliminazione di alcuni partecipanti.
Io credo nelle mie qualità e credo nelle mie poesie; continuerò ad insistere e non sarà un "rifiuto" a farmi vacillare anzi, sarà fondamentale perpetuare il mio impegno a migliorare e a mettermi in gioco.
Continuate a diffondere cultura e a permettere ad amanti della poesia di essere apprezzati, vi seguo con affetto e in futuro mi auguro di partecipare ancora ai vostri concorsi.
Amelia Di Risio
 


La speranza di tornare a Torino per ritirare un premio

Egregio Presidente,
Dall'ultimo Notiziario di Penna d'Autore ho visto il mio nominativo tra gli autori semifinalisti nella sezione narrativa edita.
La notizia mi ha fatto immenso piacere, perché il romanzo che ho inviato sta veramente riscuotendo un discreto successo, specialmente nella capitale. È uscito proprio in contemporanea alla Fiera del Libro di Torino dello scorso anno e per me sarebbe veramente una soddisfazione poter ritornare in altra veste in questa città.
Sarebbe inoltre un bel riconoscimento anche per il mio editore, che sarà presente in Fiera il prossimo mese di maggio, e che ha «scovato» la mia storia tra 500 opere che gli erano state inviate.
Un cordialissimo saluto
Maria Teresa Cipri

 

C'è una necessità palpabile di amore, per questo il poeta deve esserne il portavoce

Un caro saluto a voi tutti.
Cara Annunziata Scarponi, concordo con te su tutto quello che hai scritto riguardante le pubblicazioni e la possibilità, pressoché inesistente, di riuscire a vendere qualche libro, non tanto per guadagnarci, ma solo per avere un ricavato per coprire le spese. Io faccio parte del gruppo culturale «Artisti della Saccisica» e, anche in questo caso, pur essendoci degli sponsor, dobbiamo, ogni volta che si pubblica una antologia, mettere le mani al portafoglio.
È bello sentirsi letti e dà soddisfazione, ma a che prezzo!
Comunque sia, spero che tu adesso stia bene e che riesca a scrivere cose belle e comunicanti amore perché c'è una necessità palpabile e questo, lo credo profondamente, è una missione del poeta o comunque di chi scrive.
Un saluto carissimo a tutti e un grande grazie a «PENNA D'AUTORE» per darci la possibilità di essere lontanamente vicini.
Antonio Giraldo

 

L'impegno del nipote di Lucia Parrinello di continuare a mantenere viva la Sua poesia

Cari amici,
Avrei voluto scrivere singolarmente a ciascuno di Voi, tutti mi chiedono notizie e tutti si attendono attraverso noi un segno della presenza di Lucia.
Il compito che mi sono assegnato da solo è piuttosto arduo, considerato che non ho la penna e la vena poetica di Lucia e soprattutto che non ho il tempo per poterlo fare, né tantomeno il Suo cuore.
Ho giurato però a me stesso ed a Lei che mi aveva appena lasciato che farò tutto quanto nelle mie possibilità affinché non si disperda quell'enorme patrimonio culturale ed umanità che ha piantato nelle nostre anime.
Era un desiderio di Zia, estrinsecato nelle sue volontà testamentarie che a me venissero affidati tutti i suoi libri e che gli stessi rimanessero a casa mia a disposizione di chiunque volesse leggerli e/o consultarli. Sto cercando di assolvere a questo impegno  inserendo nel sito di Zia  Lucia, modificato appunto per questa necessità alcune delle sue opere, speriamo di ultimare il lavoro entro la fine del corrente anno.
Purtroppo, come dicevo, non ho le capacità e mi mancano i mezzi ed il tempo, sono un uomo di 53 anni con due figlie in età scolare ed un lavoro che riempie quasi tutta la giornata ed a volte anche oltre. Ma non importa, in attesa della meritata pensione che salvo imprevisti dovrebbe arrivare tra circa cinque anni, seppure artigianalmente e modestamente  farò il possibile per continuare a mantenere vivo il ricordo di Lucia.
Perdonatemi tutti, quindi, se in questa occasione mi limito a girare a tutti Voi, per brevità,  una lettera che sebbene indirizzata ad una persona sola nella mia mente e nel mio cuore era  stata scritta per tutti Voi.
 
 
Gentile Poetessa,
come promesso Le invio l’immaginetta della zia e l’ultimo libro scritto, non avendo avuto conferma che Lei lo avesse già ricevuto.

La  ringrazio enormemente per il  pensiero che ha avuto e per la stima e l’affetto che la legava alla Zia. Mi dispiace  tanto per le modalità con le quali ha appreso la triste notizia  ma mi creda una delle prime cose che ho curato personalmente è stato  comunicare a tutti i suoi corrispondenti l’accaduto, anche con l’ausilio del computer di Lucia  e quindi della Sua posta elettronica. Nel Suo caso non sono riuscito a trovare l’indirizzo tra la marea di nominativi, istituzioni, amici e dati inseriti alla rinfusa tra le cose di Zia Lucia.

Io  ero il Suo nipote prediletto, ed in quanto tale  ho avuto il privilegio di accompagnarLa durante il Suo viaggio… anche l’ultimo!! (purtroppo). I  Suoi veri e   meravigliosi compagni di viaggio  però siete stati Voi, Voi Poeti, Voi scrittori, Voi benefattori, Voi amici disinteressati  che avete condiviso e che condividete i Suoi ideali e la Sua umanità e generosità e che avete contribuito a rendere meno pesanti le Sue giornate e la solitudine delle  Sue  “Notti  Bianche”.

Mia  Zia  ha lasciato però il suo bagaglio, fatto di sofferenza e di sacrificio ma pieno di amore, poesia, fede… e speranza... che non venga disperso  e che qualcuno ne prenda cura. Anche se indegnamente e pur non avendone le capacità, il tempo e l’esperienza della cara Zia, per quanto sia  in grado con le mie misere forze e quelle di qualche altro volenteroso, cercherò di portare avanti il Suo disegno o quanto meno sarò  il custode dei suoi ricordi che porterò sempre con me.

A tale  proposito Le comunico che già fin d’ora è visibile in internet il sito  www.ilclubdeinipotini.eu, che è nato tra le braccia di Zia ma che adesso è cullato dalle nostre, sito dove è possibile (anche se è in continuo aggiornamento) interagire  con tutti noi nipoti ed amici e dove cerchiamo di mantenere vivo il suo ricordo, con la speranza di ricevere da Voi amici di Zia una ulteriore testimonianza di stima ed affetto: una poesia o un ricordo da inserire  in una raccolta che potrei far pubblicare il prossimo Natale. Il  tema potrebbe essere «La  gratitudine».

Confido tanto nel Vostro aiuto, anche perché penso ed a questo punto lo si è capito dalla forma della presente, non sono un poeta né uno scrittore e per quanti sforzi faccia, nonostante intinga la penna nel  cuore, non riesco a trasformare in parole il mio stato d'animo ed il mio pensiero.

Resto in attesa di conoscere il  Suo pensiero e nell'attesa fraternamente  l'abbraccio.

Paolo Iacona

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