La posta degli Autori

 

INDIRIZZATE LE VOSTRE LETTERE A UNA DI QUESTE DUE E-MAIL:
ali@pennadautore.it oppure
associazione@pennadautore.it

Le violenze in classe: un fallimento del mondo degli adulti

Cari lettori,
colgo l’occasione di questo angolo speciale che ci viene offerto da Penna d’Autore per esprimere, attraverso questa lettera, una riflessione che desidero condividere con voi. Recentemente la cronaca nostrana ci ha riferito del vergognoso comportamento di alcuni ragazzi di quindici, sedici anni, verso un loro compagno portatore di handicap. L’episodio, avvenuto in classe, risale a un anno fa e si è scoperto grazie alla diffusione in internet del filmato che un altro compagno ha fatto con il telefonino. Per sedare l’opinione pubblica, indignata e scandalizzata, e per porre velocemente rimedio al fatto increscioso, la scuola ha punito i rei con una sospensione dalle lezioni di un anno e l’obbligo di prestare servizio di volontariato in strutture che ospitano giovani portatori di handicap. Sempre la cronaca nostrana ci riferisce che atti di questo tipo accadono sempre più spesso nelle scuole, e non specificatamente verso ragazzi diversamente abili.
Mi spiace, ma in questo provvedimento, in questa sospensione, vedo il fallimento educativo di questa società, piena di buone e belle parole svuotate però del loro significato, e incapace di trasmettere i valori in cui fino a ieri credeva e oggi, non so più. Educare significa far diventare un bambino un uomo e una bambina una donna; significa aiutarli a sviluppare le capacità critiche; significa trasmettere il valore della vita, di tutte le vite; significa parlare, comunicare. E questo cammino non si fa soltanto a casa (quando lo si fa), ma soprattutto a scuola. Non ho letto i giornali, non ho voluto leggerli, ma ho sentito in tv che anche nei confronti dell’insegnante che si era assentata lasciando sola la classe, sono stati presi dei provvedimenti. Purtroppo, per quanto sia vero che non si dovrebbe mai lasciare sola la classe, sfido qualunque Istituto Scolastico a dire che da loro non capita mai. Perderei la sfida perché lo direbbero eccome (mentendo), eppure ci sono le emergenze, le urgenze, che portano gli insegnanti ad assentarsi magari per soli pochi minuti. Non si dovrebbe, è vero, ma quella classe era una seconda superiore, insomma, gli studenti sono già grandicelli a quell’età. Troppo comodo sospendere o comunque punire solo l’insegnante di turno. La verità è che non sarebbe mai accaduto, mai, se gli insegnanti avessero parlato con gli studenti della disabilità del loro compagno. Non sarebbe mai accaduto se in classe avessero speso qualche ora per conoscersi tra loro, per far scoprire la sensibilità, l’umanità, la sofferenza di chi vive cosciente della propria diversità. Quando un uomo riconosce nell’altro se stesso, non può che averne rispetto. E comunque questo lavoro non si può nemmeno delegare tutto alla scuola, semplicemente dovremmo essere meno contraddittori e non limitarci a parlare, ma dimostrare tutti insieme nei fatti che in questo “rispetto” crediamo davvero. Dunque sono indignata all’idea che quei ragazzi, che hanno sbagliato, e tanto, perché quello che hanno fatto è veramente vergognoso, siano stati sospesi un anno dalla scuola. Senz’altro la giustizia farà il suo corso e si pronuncerà, ma credevo che l’istruzione fosse un diritto. Sospenderli addirittura un anno intero dalle lezioni lo interpreto come un “non so che altro fare e ti allontano”, quindi come un altro fallimento del mondo degli adulti. Invece a scuola dovevano continuare ad andarci, e in più trascorrere il pomeriggio obbligatoriamente in strutture che assistono giovani portatori di handicap. Inoltre avrebbero dovuto chiedere scusa al loro compagno e stare con lui ogni giorno, fianco a fianco, aiutandolo in classe.  Imparando a conoscersi a vicenda sono certa che quel ragazzino maltrattato avrebbe potuto far capire loro quanto hanno sbagliato, avrebbe superato l’umiliazione subita e li avrebbe anche perdonati dandogli una vera lezione di vita. Con l’indulto si cancellano pene ben peggiori, possibile che quei ragazzi non hanno potuto avere un’altra possibilità? Mi domando di chi siano le responsabilità se oggi il comportamento dei giovani è sempre più irrispettoso.
Concludo esprimendo una certa sfiducia nel progresso che sta caratterizzando questo nuovo secolo e che mi sembra così povero di vere interessanti idee da dover costruire per i giovani un mondo fatto di eccessi per stupire. Però credo ancora molto nel valore delle parole dei poeti, i cui contenuti e significati hanno invece molto spessore anche se ancora poca voce. Per questo vi ringrazio tutti e vi chiedo di non smettere mai di scrivere.
Giuseppina Ranalli

 

Salviamo dalle ruspe il Canile Del Termine (Sesto Fiorentino - FI)
con dentro 600 cani e 100 gatti

Cari amici e amiche, 

vi chiediamo pochi minuti del vostro tempo per sottoscrivere una petizione ed aiutarci ad evitare il massacro ingiustificato di 500 cani e 100 gatti nel cuore della "civilissima" Toscana.
 Il 26 settembre 2006, il comune di Sesto Fiorentino (FI) ha emesso un'ordinanza di smantellamento del canile del Termine e il 27 dicembre passeranno le ruspe sui nostri animali. Questo quindi più che un appello è un'emergenza: tutti i nostri sforzi, le lotte che abbiamo intrapreso in questi anni non avranno più senso; confidiamo nella solidarietà di tutti voi per riuscire a tenere alzata la nostra e la vostra bandiera animalista; ora più che mai abbiamo bisogno del vostro aiuto, lo chiediamo noi volontari del canile ma soprattutto i cani e gatti che restano inermi all'interno del canile, un posto che li ha accolti per anni.  
Non è più possibile tacere e assecondare gli atteggiamenti inqualificabili con cui un'amministrazione nel 1997 emette un'Ordinanza con la quale ci ordina di costruire un canile a norma di legge 43 investendo quindi e ristrutturando, e ben nove anni dopo ci ordina di demolire tutto. In tutti questi anni i cani del canile non sono costati una lira alle amministrazioni: tutti sanno che la nostra associazione vive solo di beneficenza. E nonostante tutto abbiamo i cani ed i gatti più belli e più sani del mondo e diamo in adozione definitiva presso famiglie che li amano un cane ed un gatto al giorno.
L'Associazione ha speso in questi quindici anni piu di due miliardi per ristrutturare il canile, ha acquistato i terreni intorno al canile per circa 17.000 metri quadri. Ha impiegato migliaia di volontari in questi lavori. Ma per l'amministrazione non basta. 
Vogliono vigliaccamente farci andar via a tutti i costi: a chi interessa l'area del canile? 
Per essere informati sull'intera vicenda basta consultare il dossier http://www.unioneamicidelcaneedelgatto.it/index_2.htm
Contro tutte queste brutalità ed ingiustizie e per evitare il massacro degli animali l'Unione amici del cane e del gatto - o.n.l.u.s.- propone una petizione online per non lasciar cadere nel silenzio la vicenda. 
La raccolta firme serve per esprimere sfiducia al Sindaco e il totale dissenso per le scelte dell'Amministrazione in merito alle problematiche del Canile del Termine e per richiedere al Governo Italiano di intervenire per salvarlo. È una mobilitazione per la civiltà: è molto importante che le istituzioni l'opinione pubblica e i media sappiano quanti siamo ad inorridire davanti a una gestione così superficiale della vita di centinaia di animali.
La petizione, a cui tutti sono invitati a partecipare, si può sottoscrivere online all'indirizzo: http://www.unioneamicidelcaneedelgatto.it/petizione.htm oppure inviando una e-mail a petizione@unioneamicidelcaneedelgatto.it specificando "Oggetto: Canile del Termine (Sesto Fiorentino - FI)", e nel testo scritto: «Sottoscrivo la petizione contro lo smantellamento del Canile del Termine» seguito dal tuo nome e cognome, indirizzo postale (via, numero civico, cap, città e  provincia) e e-mail. La petizione va poi spedita presso la sede dell'Unione amici del cane e del gatto - o.n.l.u.s. - Sede legale: via S. Zanobi 82/r, 50129 Firenze.
Annamaria Raffagnini
 

È scomparsa una delle nostre primissime associate: Lucia Parrinello

Cari Amici,
purtroppo a scrivervi questa volta non è Lucia, ma i suoi nipoti. La nostra cara ed insostituibile zia ha raggiunto il luogo che spesso immaginava e di
cui ci parlava. Ora siamo noi ad immaginarla tra le braccia del Signore e, con le sue sorelle, suo nipote, le sue amiche continuerà a darci segno della
sua presenza, se sapremo tenere il cuore aperto a riceverla. L'augurio che facciamo a tutti voi è che l'amore della zia, segno di un amore più grande, operi in tutti noi una conversione del cuore.
Un abbraccio forte.
I nipoti della zia Lucia.

Vi segnaliamo il sito di zia Lucia: http://xoomer.virgilio.it/zialucia
 

 

Una vecchia amicizia

Gentile dr. Maglione,
Certo non é la prima volta che ci incontriamo su internet. Io ho scritto un libro per lo studio del siciliano e delle poesie dal titolo «Ritmi e assonanze» che hanno avuto diversi riconoscimenti. Sono già abbonata ad «Autori di Talento» ove Graziella Granata mi ha fatto omaggio di un prezioso articolo sulle poesie. Sono stata anche finalista al premio Pannunzio e primo premio Italo Carretto 2005. Spero che mi vorrà sostenere nelle mie fatiche attuali. Appena avrò i libri non mancherò di inviargliene qualche copia... (non Le dico cosa sono perché sarebbe troppo lungo!).
Rosalba Anzalone

 

Penna d'Autore e la «bagna caoda» con gli Alpini

Caro Nicola,
questo pomeriggio Mariateresa mi ha raccontato della prossima mangiata della «bagna couda», che farete lì a Torino con alcuni amici di Penna d'Autore, ospiti degli Alpini! Ma guarda un po', tutte le volte in cui sono venuta in Piemonte, òrpo, mai mi è capitato di assaggiare questa prelibatezza... Ma già, ci vengo sempre per una toccata e fuga! Vorrà dire che il 26 il mio pensiero sarà con voi a "pilucare" le verdurette con la fantasia! Bellissimo, gli alpini sono tutti miei amici, a parte che ho un grande alpino che è anche un grande amico mio, Carlo Tognarelli, bravissimo scrittore e poeta e un sacco di altre cose. Lo sai che io ho la tessera di amica degli Alpini? Peccato che non posso portare il cappello nelle sfilate...
Stasera ho sentito sia Mariateresa sia Giusi: un'altra donna eccezionale che vince premi importantissimi! Ma siete tutti importanti, e a tutti voglio tanto bene.
Sono felice che il premio abbia successo, direi anzi che è Penna d'Autore ad aver successo, ed è una cosa davvero molto bella!
Ines Scarparolo

 

Perché non allegare alle lettere qualcosa di spiritoso?

 

Carissimi Nicola, Maria Teresa, Mara, Beatrice e altri amici di ALI,

dopo aver letto le vostre primizie, che Dante chiamerebbe Raunanza letteraria, spero che mi accoglierete fra Voi e che vaglierete con interesse una mia proposta, quella di allegare qualcosa alle lettere: una poesia, un raccontino, una barzelletta, un che di umoristico, una frottola (facciamo a chi le spara più grosse?) un indovinello o quel che volete. A me piace tagliare e incollare in un FILE diverse cose interessanti e amene.

Fatta la proposta, do il buon esempio. Spero non risulti stucchevole, è di Maupassant!

 

Una bella moglie infedele si stupisce e spaventa per come suo marito indovina – scherzando, ma è già la quarta volta! – i tempi e i modi dei suoi tradimenti.

- Stamattina mi hai messo le corna così e così... – le ha detto sorridendo. E lei con un sobbalzo:

- Dimmi con chi!

Ma lui non raccoglie, la bacia ed esce per i suoi proficui affari.

 

                                                         * * *

Come fa a indovinare così bene? Le risposte giuste sono almeno due ed io premierò con un sorriso sdentato, ma cibernetico, chi mi darà la più ovvia, che sarà anche la più spiritosa.

 

Due risposte possibili sarebbero:

A)    Indovina, perché la sorveglia o la fa sorvegliare;

B)     Trattandosi di una bella donna, indovinerebbe sempre e comunque.

 

Ci sentiremo ancora, spero. I miei saluti saranno sempre questi:

tanti ♣♣ ♥♥  ♦♦ e niente ♠ !

Eugenio Borra

 

Favorevole alla «privacy violata»

Egr. sig. Maglione,
Mi riferisco al cappello del «Notiziario di Penna d'Autore N. 18».

Personalmente ricevo, annualmente, oltre ad innumerevoli bandi di premi letterari, sei, sette riviste letterarie che esamino attentamente (trovando in verità molte similitudini) e, se mi interessano, mi abbono, altrimenti le cestino e tutto finisce lì. Così sono nati simpatici rapporti con direttori (compreso il sig. Maglione)  e redattori e, sulle loro pubblicazioni, spesso trovano posto mie composizioni o recensioni ed è questo l'unico modo di apparire in pubblico che è riservato a chi si dedica a questo hobby peraltro dispendioso assai. Non mi sono mai posto il problema di come si possa conoscere il mio nominativo e recapito (bastano l'elenco telefonico e una firma sotto una poesia o una prosa o, ancora, il passaparola tra organizzatori di premi letterari ed editori) e non mi sento disturbato affatto nel ricevere proposte che posso, o meno, accettare. Se si pensa a quanta altra pubblicità ci raggiunge giornalmente con richieste di contributi da parte di associazioni umanitarie non controllabili, una rivista o un bando fanno ridere e, come già detto, possono facilmente non avere alcun seguito.
Io credo senz'altro di essere uno degli "spacciatori" incriminati in quanto, a suo tempo, ho anche pubblicizzato le edizioni Penna d'Autore regalando i miei «Racconti Elbani» e «Gli Gnomi dell'Artorto» anzi, di quest'ultimo, una ristampa ha raggiunto più di un centinaio di persone in Valsesia ed una cinquantina nel Biellese. Nessuno si è lamentato, che io sappia per la privacy, neanche coloro che hanno voluto conoscere prezzi relativi e ogni elemento necessario  alla eventuale pubblicazione di loro lavori.
Tutto ciò per dire che, se non esistesse il "passaparola", se ognuno si adombrasse per la propria privacy violata, se non esistesse questa gratuita pubblicità tra autori, editori e pubblico, parecchi ne soffrirebbero. Molti piccoli editori nascono e poi spariscono vittime del non poter avere un adeguato ritorno alle spese ingenti sopportate e, d'altra parte, molti autori non riuscirebbero mai ad avere la soddisfazione di vedersi pubblicati perché quasi sempre all'oscuro della possibilità e del modo di contattare un editore, possibilmente onesto, al quale affidarsi.
Se credete che tutto ciò debba finire per la "privacy violata" di qualcuno, mettetevi una mano sulla coscienza e pensate che NON E' ASSOLUTAMENTE GIUSTO. 
Guido Bava
 

 

Ma guardate un po' come raggirano gli amici del C.I.A.P...

Gentile Presidente Nicola Maglione,
Voglio segnalare una cosa buffa (... o forse no!?): ho mandato i miei dati per entrare nel «Circuito Italiani Amici di Penna»... e subito, dopo due  giorni, ho ricevuto una mail avente per oggetto «Pennadautore»; al che, molto contenta e dandone per scontata la provenienza, ho risposto. Chi scriveva oltre alle normali notizie di presentazione, precisava di avere  trent'anni e di essere single, e io naturalmente (sincerità per sincerità) ho risposto che di anni ne avevo 52, che sono  sposata e che ho due figli e poi via con gli hobbies, come si fa quando si conosce una persona nuova. Non ho più avuto risposta.
Che vorrà dire...? Questo, aldilà dell'ironia, per dire come si fa ad essere sicuri quando si inseriscono i propri dati che non entrino in altri circuiti e ad essere quindi sicuri che chi scrive ha davvero desiderio di instaurare un colloquio amichevole?
Dobbiamo darci una parola d'ordine? Potrebbe essere: abbasso l'ingenuità.
Cordialmente un ciao a tutti.
Danila Zaninelli

 

... e poi ci sono i furboni che fanno cassa!

Gentile sig. Maglione,
A proposito di persone che hanno usato il vostro indirizzario, volevo segnalarvi il comportamento scorretto della Gabrieli Editore di Roma che promette una pubblicazione gratuita di un volume di poesia o di narrativa. Nel momento in cui la persona invia i testi la pubblicazione diventa però a pagamento (380 euro per 60 copie). E nel caso di una poetessa marchigiana (Flavia Buldrini) il libro di poesie è stato stampato, anche se lei non aveva firmato il contratto. Io ed Ines Scarparolo, invece, ce la siamo cavata meglio, perché vedendo che la proposta non era chiara, abbiamo evitato di inviare alle Gabrieli Editore i nostri testi.
Cordiali saluti.
Cristina Contilli

 

Un tempo c’era la privacy

Caro Nicola,
voglio raccontare, a te e ai lettori di questa tua nuova simpatica rubrica, “La posta degli autori”, come mai sono “finita” in un servizio di “Striscia la notizia”!
Se fosse una favola, il titolo potrebbe essere: “Una volta c’era la privacy…” Una favola nella quale, magari, si parla di quel nostro piccolo spazio privato dove gli altri, per educazione e per legge, non possono entrare senza il nostro consenso. A me invece sta succedendo il contrario! Infatti, da un anno a questa parte, mi vengono attribuiti valanghe di abbonamenti a riviste (uno l’avrei regalato ad un amico morto) e quotidiani oltre ad acquisti di merci varie: libri, enciclopedie, olio, vino, bambole, collezioni di carri armati, trenini, monete, figurine, ecc. (il tutto per svariate migliaia di euro) che avrei richiesto tramite i coupon inseriti nei giornali a fronte di campagne promozionali promosse da Gruppi editoriali e ditte varie.
Poiché non ho mai compilato nulla di tutto ciò, e nemmeno richiesto quelle informazioni che frequenti e ripetitive telefonate di call center mi attribuiscono, mi sono rivolta a Codacons-Bologna per tutelare, tramite un legale, i miei interessi e la mia privacy con la cancellazione, definitiva e permanente, dei miei dati dagli archivi di chi sta invadendo casa mia con una “emorragia” di carta e di merci indesiderate. Contemporaneamente ho presentato denuncia presso la Questura di Bologna lamentando la ripetuta e insistente violazione a mio danno della normativa sulla privacy e i fastidi vari che questo mi comporta. Inoltre ho disconosciuto la mia firma che, dal riscontro di alcuni coupon ottenuti in restituzione dopo molte insistenze (ma li hanno sul serio?), risultava falsificata: “copiatura grossolana” come è specificato nella perizia calligrafica da me chiesta. Un’odissea. Altro che favola! E il garante della Privacy? Gli ho scritto tempo fa, ma aspetto ancora la risposta.
Chi invece ha accolto l’appello è stato “Striscia la notizia” che, nel servizio dedicato a questa vicenda, ha intervistato anche il rappresentante di una nota casa editrice di Novara smentendo ironicamente la loro “cortese” affermazione di avere, dopo la mia richiesta, immediatamente e definitivamente cancellato il mio indirizzo. Infatti il giorno precedente avevo ricevuto un loro prodotto, il dodicesimo dopo la mia richiesta di non infastidirmi ulteriormente! Quindi, meno male che esistono programmi come Striscia!
Una ricerca molto accurata su Internet, effettuata da Codacons, (alla quale sono arrivate diverse segnalazioni dopo la trasmissione del servizio) ha individuato le connessioni tra queste case editrici e le ditte; è quindi piuttosto improbabile che si tratti di uno scherzo di cattivo gusto, ma piuttosto è la stessa banca dati che circola.
Che fare allora in questi casi oltre contattare Striscia? Non rispondere al telefono quando sul display compare un numero criptato in quanto è facile si tratti di un call center; respingere tutto ciò che non è stato espressamente richiesto, pubblicità compresa; denunciare sempre questi episodi o altri analoghi.
Personalmente sono dell’avviso che il troppo stroppia così, visto l’insistenza fastidiosa e stressante che limita la mia libertà di cittadina, ho smesso (sì, ho proprio smesso) di acquistare i prodotti che in qualche modo hanno tentato di impormi in questi mesi. E cerco di fare conoscere questa mia involontaria esperienza per evitare ad altri di incappare in situazioni spiacevoli e oltremodo fastidiose trovandosi, come me, a non sapere dove “sbattere la testa”. Almeno inizialmente!
Ringrazio quindi Nicola che mi ha concesso questo spazio (le denunce di malfunzionamenti sono importanti!) e ha avuto la pazienza di ascoltarmi. Francamente avrei preferito scrivere di altre cose più piacevoli, ma sono sicura che non mancherà l’occasione.
Grazie ancora e ciao a tutti.
Fosca Andraghetti

 


Lo sfruttamento del lavoro precario che spegne la poesia

Gentile Presidente,
scrivo questa e-mail per cercare un’ancora per il mio lato creativo, o per quello che ne rimane. Con gli anni sono diventata sempre più razionale, fondamentalmente per due ragioni. La prima è che la propensione alla fantasia e all’immaginazione durante gli anni dell’infanzia, ma soprattutto dell’adolescenza mi hanno portata ad un progressivo isolamento, ad una solitudine che è stata causa di gravi disturbi da cui solo pochi anni fa sono “guarita”. L’altra ragione è che la situazione sociale, tanto macro che micro, non valorizzano il pensiero originale e creativo, tranne nel caso in cui queste doti siano al servizio del profitto e servano quindi a realizzare business. Niente in contrario al marketing, ma se non ci sono le condizioni per canalizzare l’energia creativa in questo canale, ci si ritrova a condurre una esistenza sempre più spoglia.
Quando si comincia a lavorare cambia tutto. Oggi se si vuole un contratto bisogna sacrificarsi anima e corpo e spesso si arriva ad un punto in cui sia dell’uno che dell’altro restano solo brandelli. Personalmente mi occupo di selezione e gestione del personale in una agenzia per il lavoro. Vivo un contesto estremamente stressante e molto competitivo, gli obiettivi sono sempre più ambiziosi ed io che, come tutti i miei lavoratori, sono una precaria, mi ritrovo continuamente sotto esame. Lavoro praticamente dalle nove alle dieci ore al giorno e nessuno straordinario pagato. Ovviamente non ho più tempo, ormai leggo pochissimo, qualche pagina la sera, quando non crollo sul divano, e qualcosa nel week-end, ma la mia mente è ormai sempre presa del lavoro e raramente riesco a staccare completamente. Ho abbandonato la scrittura, perché oltre alla mancanza di tempo avverto anche la mancanza di ispirazione, sento che la visione poetica fa sempre meno parte della mia vita.
In tutto ciò mi ritengo molto fortunata perché faccio un lavoro qualificato, ho davanti a me delle prospettive di crescita (almeno si spera!) e, nonostante lo stress e spesso le lacrime, svolgo una attività che mi piace.
La questione secondo me non è “personale” ma sociale. Il precariato è una condizione sociale e psicologica; la flessibilità richiesta ai giovani è ormai un modo per sfruttare le persone, per prendere il massimo dando il minimo, sia in termini economici che in termini di stabilità.
Le cose sono sempre molto complesso e io ritengo che tutti i testi siano aperti e tali debbano restare. La mia lettera è solo un incipit e non ha conclusione, non la prevede. Il mio testo precede solo aggiunte e approfondimenti, magari con un pizzico di fantasia!
Sam

 

Lettera aperta a Elio Pecora

Caro Elio,
come sempre del resto, mi hai stupito mercoledì da Empiria. Come sempre, appunto, silenzioso e sornione, hai taciuto fino all'ultimo per poi deliziarci con la tua incredibile conoscenza del '900 letterario italiano, e non solo. Le tue conoscenze sono preziosissime perché dirette, vissute, a contatto con i veri protagonisti. Spero tu vorrai, se hai tempo, so e vedo che sei impegnatissimo, dedicare un libro a tutto questo. È vero oggi tutto è magmatico ed appiattito in questa Europa letteraria così sfuggente ed enigmatica ma ciò, secondo la mia opinione, è dovuto a questa osmosi
silente di culture da troppo tempo rimaste distanti tra loro. Ho fede, credo, che, superato questo momento di commistione caotica il frutto, il frutto sarà florido e maturerà.
Ciao.
Vincenzo Belcastro 

 

L'Australia degli Italiani: un mondo da scoprire

Carissimo Dr. Maglione,
ogni tanto la posta fa miracoli, e anche se abitiamo da un capo all'altro della terra la posta arriva in tempo.
Lo so che in Italia si parla poco dell'Australia, ma le posso assicurare che chi viene qui non vuole più andare via. Viviamo in una terra meravigliosa, piena di verde e spazi immensi, pulizia e ordine senza fine. Noi quando veniamo in Italia ci sentiamo completamente fuori luogo, tutti ci guardano da stranieri perché si vede che siamo abituati diversamente. Poi, una cosa importantissima, noi ci siamo creata qui l'Italia come noi l'abbiamo voluta, c'e' tutto italiano, ristoranti, moda, cinema, radio, televisione, non c'è un negozio dove non c'e qualcuno che parla italiano. Gli italiani hanno costruito grandi cose in Australia e tutti vivono bene. Chissà, potrebbe venire a visitare anche lei questa bella Australia, l'anno scorso per la premiazione sono venuti 13 persone dall'Italia e sono rimasti incantati di come viviamo.
Quindi un arrivederci.
Giovanna Li Volti Guzzardi

 

Ripa Grande e Penna d'Autore: un gemellaggio che dura da anni

Gentilissimo Presidente,
sono anni che seguo la Sua prestigiosa Associazione e Le assicuro che Le sono sempre vicina anche se la mia attività di direttore artistico della compagnia teatrale RIPA GRANDE mi lascia poco tempo per la poesia. Comunque, a nome della compagnia Ripa Grande e del laboratorio teatrale S. Leonardo Murialdo (della cui scuola teatrale mi occupo) vengono banditi due concorsi l'anno, in cui regolarmente viene citata la collaborazione con Penna d'Autore mettendo in risalto come è doveroso la Sua Associazione. Appena potrò parteciperò anche ai vostri concorsi, speriamo di farcela per fine novembre. Per quanto riguarda la rivista Brontolo, la conosco molto bene avendo vinto anche un primo premio qualche anno fa e godendo della collaborazione della rivista per i miei concorsi letterari in cui vengono pubblicati regolarmente.
La saluto intanto cordialmente, Le faccio i migliori auguri per un buon proseguimento di progetti e mi tenga sempre informata sulle attività dell'Associazione.
Con stima.
Mimma Vitalone

 

Brontolo e Penna d'Autore: quando l'amicizia lega le persone...

Carissimo Nicola,
ho avuto il computer gravemente ammalato, a letto e con febbre forte, per tutta una settimana, e non ho potuto rispondere subito alle tue gentilissime profferte d'amore. Anzi, so che mi hai anche telefonato (mio Dio che avrò fatto mai per meritare tanto amore da parte tua?) e non ero in casa perché stavo partecipando a una presentazione di un libro di poesie.
Sto parlando anch'io molto di te e della tua bella Associazione a tutti i miei abbonati e credo di averti procurato già una decina di partecipanti al tuo bel Premio Letterario.
Naturalmente io sono sempre lusingato delle tue iniziative e sono sempre d'accordo su tutto.
Ti prego anzi di consigliarmi sempre su come posso sdebitarmi, perché trovo che hai una mente fervida e aperta a nuove e sempre più belle iniziative.
Ardo dal desiderio di conoscerti e se le mie vecchie ossa non sono ancora stanche di portarmi in giro, non è detto che ciò non possa succedere.
Continua così che vai bene!
Nello Tortora (11-11-2006)

Carissimo...
ma... sei fantastico! Mi stanno arrivando un sacco di e-mail a tuo nome, che mi chiedono una copia del Mensile per "visionarlo".
Peccato che ti ho trovato così tardi... Ma gliela faremo vedere noi... porcaccia la miseria! Diceva bene Totò: siamo uomini o caporali?
E da Caporali combatteremo le nostre nuove battaglie e li sbaraglieremo tutti! "Ma tutti chi?" avrebbe ancora chiesto Totò. E che ne so io! Tutti quelli che si opporranno alle nostre nuove iniziative.
Verrò io a Torino, verrai tu a Salerno, ci sposeremo e faremo tanti figli...
Don Giacinto già lo sa, che sposare ci dovrà... dice una vecchia canzone. Ma questo non c'entra.
Ti abbraccio, Amico!
E se fossi un siciliano ti direi "ti bacio la mano".
Ma sono un Salernitano (quasi napoletano) cu' 'o core 'mmano, e allora ti dico: che Iddio continui a benedirti!
Nello Tortora (15-11-2006)

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